martedì 3 novembre 2009

Biennale dello Spazio Pubblico

BIENNALE DELLO SPAZIO PUBBLICO

INU Lazio intende promuovere una Biennale dello spazio pubblico da tenersi entro la primavera del 2011. Con il testo che segue vogliamo informare i Soci e le strutture dell’INU già delle prime idee per sollecitarne i contributi,le critiche e le proposte di collaborazione e di partecipazione.

La sezione Lazio dell’INU intende promuovere una serie d’iniziative di studio, ricerca e sperimentazione pratica sul tema dello spazio pubblico che confluiranno nella 1° edizione della Biennale dello spazio pubblico che si svolgerà a Roma nella primavera del 2011 (aprile/maggio). Alla realizzazione dell’evento sono invitati a partecipare Amministrazioni locali, Università, Associazioni culturali, Imprese, che potranno manifestare la loro adesione sia sotto forma di proposte di ricerca e azione tematica sia come patrocinatori e sponsor. In relazione a tali partecipazioni saranno messe a punto le modalità di svolgimento (sedi e tipo di manifestazioni) ed i curatori delle diverse iniziative.

Motivi ed obiettivi
Il tema dello spazio pubblico assume particolare attualità in seguito alle sfide portate dall’economia globalizzata, dalle ondate migratorie, dalle nuove tecnologie dell’informazione. Assistiamo ad una trasformazione profonda del rapporto tra pubblico e privato che rende difficile la demarcazione del confine che separa le due sfere, con un tendenziale sconfinamento degli interessi privati nella cosa pubblica ed un declino di quella cultura del bene pubblico che dovrebbe condizionare i comportamenti privati .
In urbanistica e nella gestione del territorio lo spazio pubblico, inteso come beni e servizi a disposizione indistintamente di tutti i cittadini, è sinonimo di rapporto equilibrato e sostenibile tra la dimensione collettiva e quella individuale, di un’efficiente concentrazione delle funzioni urbane, di un’efficace sinergia tra istituzioni collettive e dinamiche sociali. La tendenza alla dispersione urbana e la conseguente carenza di spazi pubblici riconoscibili come tali rischiano di svuotare la stessa idea di città come spazio delle relazioni sociali, oppure ne propongono un surrogato consumistico nei grandi centri commerciali .
La conquista di spazi pubblici come i parchi, i giardini, le ville storiche, gli spazi ed edifici di pregio, ha coinciso con eventi storici cruciali quali l’unità d’Italia e la fondazione della Repubblica che furono anche occasioni per rendere pubbliche proprietà che fino ad allora non lo erano. Né può essere dimenticato il contributo dei movimenti popolari che hanno permesso di sottrarre alla speculazione aree urbane di pregio e di dotare le città di spazi pubblici di grande rilievo per la salute, il tempo libero e la cultura dei cittadini. D’altronde la difesa o la conquista di spazi pubblici ha visto sempre l’attività di decisori politici, amministratori ed urbanisti accompagnata da forti movimenti di opinione. Ai nostri giorni sono migliaia le vertenze aperte sul territorio da comitati di cittadini, associazioni ambientaliste, istituti scolastici, organizzazioni sindacali, per la difesa e valorizzazione degli spazi pubblici.
Consideriamo impropria la contrapposizione tra spazi di proprietà pubblica e spazi ad uso collettivo: tipi di spazi che in larga misura coincidono. L’obiettivo che ci poniamo è quello di recuperare il senso del bene comune e dei valori di cittadinanza senza i quali la città, intesa come organismo sociale, non sopravvive alle forti trasformazioni indotte dai processi economici.
Per questi motivi la Biennale sarà aperta al contributo di tutti coloro che con l’elaborazione culturale, amministrando città e territori o direttamente operando nella loro trasformazione, contribuiscono alla crescita di una cultura dello spazio pubblico come inalienabile diritto di cittadinanza.
Sarà anche occasione per gli urbanisti di riflettere sul proprio ruolo, sulle difficoltà di comunicare significati e valori del proprio agire professionale; di riflettere sui motivi della progressiva riduzione della funzione sociale della pianificazione. E’ tempo che l’urbanistica torni ad occuparsi di materiali, spazi, luoghi concreti che inequivocabilmente contribuiscono alla qualità urbana, che torni a parlare a tutti con un linguaggio chiaro e comprensibile.

Articolazione
Una riflessione comune sullo spazio pubblico può essere un impegno permanente che permette di interagire con i numerosi attori del territorio, di superare la disaffezione sociale per la pianificazione, di recuperare il senso comune di un progetto collettivo per la città, di generare una nuova cultura, capace di vedere sul lungo termine , di ridefinire le responsabilità di amministratori e cittadini e di ripensare lo spazio comune della cittadinanza come terreno inclusivo delle differenze sociali, culturali, etniche e della complessità delle società attuali.
La Biennale potrebbe concentrarsi su tre filoni tematici:
- Urbanistica e spazi pubblici: il contributo che la disciplina ha dato e potrà dare alla crescita quantitativa e qualitativa degli spazi pubblici. Dalle ricerche sulla storia dello spazio pubblico degli archetipi e dei prototipi, ai processi formativi dei progetti e della qualità degli spazi pubblici; dal costo sociale dello spazio collettivo alla distribuzione degli investimenti pubblici e privati; dalla disciplina del paesaggio alla percezione dei luoghi che fungono da condensatori sociali.
- Vitalità degli spazi pubblici: la lezione delle esperienze concrete (buone pratiche) di restauro, di rivitalizzazione o di creazione ex novo di spazi pubblici. Ciò che si è fatto nelle città (ultimi 15/20 anni) e i risultati ottenuti in termini di vitalità degli spazi, anche in considerazione dell’attuale complessità delle relazioni sociali ( nuove consuetudini, integrazione tra generazioni, tra culture migranti e indigene ); la Biennale, in collaborazione con le amministrazioni locali, intende essere occasione per concorsi rivolti a scuole, studenti e associazioni, finalizzati alla conoscenza e valorizzazione degli spazi pubblici.
- Molte voci per gli spazi pubblici: il contributo di altre discipline alla riscoperta e valorizzazione dello spazio pubblico. Ricerche, incontri, performances che illustrino le molteplici forme con le quali altre discipline concorrono alla scoperta, creazione e gestione di spazi pubblici riusciti: arte, letteratura, antropologia, sociologia, cinema, informazione. La Biennale vuole contribuire a superare molti steccati.

Traguardi
Il carattere della Biennale sarà quindi aperto per sottolineare l’interazione tra attori diversi nel ridefinire un argomento che attiene anzitutto al diritto di cittadinanza. Sarà integrato, con l’intento di mettere in luce i nessi tra attività di ricerca e azioni concrete e tra le varie discipline che concorrono alla formazione di idee e di pratiche relative allo spazio pubblico.
Il programma della prima Biennale dello spazio pubblico traguarda un’azione permanente. Mira a riproporre negli anni un appuntamento biennale come momento di confronto, di sintesi e di divulgazione delle attività di ricerca e delle azioni svolte sul territorio e nei gruppi di studio. Il tempo che separa ogni appuntamento biennale non sarà uno spazio vuoto ma la parte qualificante del progetto che non vuole limitarsi ad un’analisi teorica del tema ma intende sollecitare e diffondere in modo capillare e permanente una nuova cultura dello spazio pubblico.

Modalità di invio delle proposte
Le sezioni regionali dell’INU che intendono collaborare alla realizzazione della Biennale dovranno inviare i loro contributi (commenti, critiche ecc.) e le loro proposte di studio, di ricerca, di attività da svolgere nel territorio anche in collaborazione con altri soggetti, ad INU Lazio entro il 30 dicembre 2009.
Riteniamo opportuno sottolineare l’importanza che riveste la partecipazione alla Biennale sia dei protagonisti di innovazioni e di buone pratiche, sia di quanti partecipano ai processi di realizzazione ed uso di spazi pubblici.
Contributi e proposte, espresse in forma sintetica (non oltre 4 cartelle ovvero 10.000 caratteri, spazi inclusi) ed anche corredate da illustrazioni, dovranno essere inviate all’attenzione del “gruppo di lavoro spazio pubblico” - INU Lazio, piazza Farnese 44, 00186 Roma e/o email: lazio@inu.it , inu.lo@gmail.com

il Direttivo della Sezione Lazio

Il gruppo di lavoro "Spazio pubblico" è coordinato da Lucio Contardi, Paolo Colarossi, Mario Spada.

giovedì 8 ottobre 2009

Legambiente sui nuovi stadi romani



I nuovi stadi di calcio per la Roma e per la Lazio

Legambiente ha redatto un documento molto dettagliato sui nuovi stadi della Roma e della Lazio, che pubblichiamo qui di seguito.


STADI ROMA-LAZIO: IL DERBY DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA
I numeri, le aree, le vere questioni in ballo: il dossier di Legambiente Lazio

I nuovi Stadi proposti dalla AS Roma e dalla SS Lazio: circa 750 ettari di Campagna Romana complessivamente dove realizzare circa 4 milioni di metri cubi. E’ un nuovo, ennesimo, attacco all’Agro Romano: inizia il Derby della speculazione edilizia. Legambiente ha fatto l’analisi dei luoghi interessati, ha verificato le previsioni del Prg, le classificazioni ai fini della tutela stabilite negli ambiti individuati dal Piano Territoriale Paesistico Regionale adottato dalla Giunta, le previsioni infrastrutturali per la mobilità pubblica.

Premessa
La realizzazione del terzo e del quarto stadio per il calcio, dopo lo stadio Olimpico e lo Stadio Flaminio, è un’esigenza per la città, una priorità per i cittadini e per i tifosi? Servono a Roma e ai romani questi due nuovi impianti? Secondo Legambiente no.
Sono forse i ventiquattro metri in meno della distanza dal manto erboso del tifoso seduto più lontano, lassù sul secondo anello, a giustificare questa scelta? Essere a 68 metri dal campo nel nuovo “stadio Franco Sensi” o a chissà quanti nel nuovo “stadio delle Aquile” sarà così diverso dall’essere ai 92 metri attuali nel meraviglioso quanto disprezzato Stadio Olimpico?
C’è, quindi, un interesse pubblico per cui le massime autorità del Comune di Roma e della Regione Lazio si possano impegnare nei confronti di due società private? Ci siamo chiesti, qualche settimana fa, se quelle scelte sarebbero state aree edificabili, ma in questo caso la risposta è arrivata subito ed è stata negativa: quello degli “stadi” un nuovo attacco alle aree agricole della città. E perché “stranamente” per entrambe i progetti si prevede l’uso di aree agricole, quindi del tutto non edificabili, piuttosto che di aree edificabili? E ancora se c’è, qual è l’interesse pubblico tale da giustificare il ricorso allo strumento dell’accordo di programma, che si può utilizzare per l’appunto solo in caso vi sia un interesse pubblico, in variante peraltro degli strumenti di pianificazione urbanistica?
Legambiente, sin dall’inizio, della vicenda si è posta una serie di interrogativi, che ci sembrano essere le questioni vere, quelle da sciogliere ancor prima di una bella presentazione ‘in pompa magna’, quelle da spiegare alla città. Oggi iniziamo a darci alcune risposte, in assenza, per ora, di risposte certe da parte delle istituzioni locali, in un clima che anche grazie a Legambiente stessa ha visto ormai aprirsi un dibattito in città, tra i cittadini ed i tifosi, sui giornali e nei bar.
In realtà, a tante delle questioni, la risposta sembra sia scontata: i progetti per i cosiddetti due nuovi stadi della Roma e della Lazio sono talmente enormi, sovradimensionati, che mal celano, o forse non vogliono celare per niente, due enormi operazioni immobiliari, tra le più grandi degli ultimi anni, con centinaia di migliaia di metri cubi di cemento che con lo stadio non c’entrano davvero nulla, ed hanno quindi tutto il sapore di vere e proprie speculazioni edilizie, a vantaggio dei ‘fortunati’ azionisti di maggioranza (per ora) delle due società. Lo “stadio”, in termini quantitativi, è ben piccola cosa nei progetti, un tondino sulle mappe, mentre la parte da leone la fanno sempre le solite case, nuovi scintillanti e inutili centri commerciali, ancora strutture sportive (come se i mondiali di nuoto non ci fossero bastati) e chissà cos’altro.
La opportuna variante urbanistica, indispensabile dovremmo dire, dovrà essere ovviamente bipartisan. Ecco cosa dovrebbe avvenire: il Consiglio comunale di Roma, trovato il motivo ed il suddetto interesse pubblico, approva la variante urbanistica trasformando quelle centinaia di ettari da agricoli in edificabili e dà mandato al Sindaco per firmare l’accordo di programma. L’accordo poi deve essere ratificato dalla Regione Lazio. E come farà la Regione, quella stessa Regione che sta discutendo una legge per tutelare l’Agro a cancellare i vincoli del Piano Paesistico adottato? Tutto ciò, ovviamente sempre che le Sovrintendenze, l’Autorità di Bacino e tutti gli altri enti competenti abbiamo preventivamente formalizzato il proprio parere positivo a tale mostruosità. Basterebbe pensare un attimo se una procedura del genere invece che per la Roma o la Lazio, si fosse solo ipotizzata per una qualsiasi altra società quotata in borsa, magari di un costruttore, per rendere evidente agli occhi di tutti lo scandalo.
Per fortuna, gli impianti saranno costellati da pannelli solari. Beh, allora.
Un’altra domanda rimane del tutto inevasa: che fine faranno gli stadi già esistenti? Utilizzati qualche volta all’anno per grandi eventi? Una spesa in più per le tasche dei cittadini che, tramite il CONI nel caso dell’Olimpico, dovrebbero giustamente pagare manutenzione e spese varie di quel monumento. Uno stadio peraltro che per i Mondiali del 1990 ha già visto ingenti finanziamenti pubblici per la riqualificazione e la realizzazione della copertura. E ora sembra non essere più in grado di ospitare le partite della Roma e della Lazio.
Anche sul fronte trasporti, se non fosse già sufficiente quanto detto, occorre aggiungere che per le aree proposte dall’AS Roma le stazioni Massimina delle FS e Casal Selce della Metro A sono del tutto de finanziate e peraltro ben lontane dallo stadio; per l’area della Lazio, vista la vocazione agricola e ambientale, conseguentemente non è prevista alcuna infrastrutturazione.
Infine un ultimo elemento urbanistico. Le aree ricadono entrambe lungo la direttrice Roma Nord: ebbene, collocare il nuovo stadio della Roma in quell’ambito significherebbe avviare la definitiva conurbazione tra Roma, Cerveteri, Ladispoli e Civitavecchia, con buona pace di quanto previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Roma; così come sul fronte opposto avverrebbe, con minore evidenza, per lo stadio della Lazio che avvierebbe la saldatura tra Fiano Romano e Monterorondo.

Legambiente, in questo caos, rilancia la vecchia e mai approfonditamente valutata proposta, di buon senso tanto da sembrare quasi banale, ma forse davvero più praticabile, trasformare in una moderna cittadella dello sport le aree già vocate dell’Olimpico e del Flaminio. Senza abbattere evidentemente le strutture, tutelate da vincoli storici, ma anzi facendo leva su di esse per realizzare un serio progetto di moderno stadio. Impossibile? Tutto da dimostrare, come la fattibilità dei nuovi progetti presentati.
Una battuta anche per chi si riempie la bocca citando Monaco come esempio per la realizzazione del nuovo stadio: in quella città, fu il Consiglio comunale a deliberare di approfondire la questione, fissando dei criteri, si aprì un vasto dibattito in città che portò addirittura ad un referendum tra i cittadini, si fece un concorso di architettura per valutare il progetto. Insomma, chi cita Monaco lo fa a sproposito.
Fino ad oggi, nessuna risposta a questi temi, da Alemanno e Marrazzo, spiegheranno allora tutto ciò ai romani? Niente prese in giro per i cittadini ed i tifosi.

L’AREA/AMBITO INDIVIDUATA PER LO STADIO DELLA SS LAZIO.
Il progetto relativo alla realizzazione della Cittadella dello Sport della SS Lazio/”Stadio delle Aquile” prevede il trasferimento nell’area prescelta dell’intera Polisportiva Lazio: e quindi, oltre al nuovo stadio, ai ristoranti, alle residenze/villette, agli alberghi, il progetto prevede campi di calcio e calcetto, campi da rugby, da tennis, hockey su prato, baseball, atletica leggera, etc. Il tutto su un’area/ambito estesa circa 600 ettari e sulla quale realizzare volumetrie pari a circa mc 2.000.000. L’area/ambito si trova al Km 9,4 della Via Tiberina: ebbene, è già da ora possibile affermare che il contesto territoriale nel quale si propongono tali trasformazioni è del tutto incompatibile con le previsioni date dal Prg di Roma, è del tutto incompatibile con il Piano Territoriale Paesaggistico Regionale, adottato dalla Giunta Regionale e in attesa della definitiva approvazione da parte del Consiglio Regionale, è incompatibile con il Piano Territoriale di Coordinamento recentemente approvato dal Consiglio Provinciale di Roma, e, infine, è incompatibile con il vincolo statale ai sensi della Legge 431/1985 quale area di esondazione del Fiume Tevere. Analizziamo ora i vari punti appena elencati nelle loro singole specificità.
L’area/ambito nel Prg di RomaCome detto il trasferimento dell’intera Polisportiva Lazio, con annesso il nuovo “Stadio delle Aquile”, nelle speranze del Dott. Lotito dovrebbe avvenire all’altezza del Km 9,4 della Via Tiberina, su un’area estesa per circa 600 ettari, nella quale realizzare circa mc 2.000.000. Si tratta di un’area, ricadente nelle estreme propaggini del territorio del Comune di Roma, prospiciente il nucleo insediativo di Colle Romano, ricadente, invece, nei territori propri del Comune di Riano. Infatti, a quell’altezza della Via Tiberina, il “fronte destro” ricade nel Comune di Roma, mentre il “fronte sinistro” ricade nel territorio del Comune di Riano.
Nel Prg di Roma l’intero quadrante urbano è classificato quale Agro Romano Vincolato, con, in più, il Vincolo Ministeriale di esondazione del Fiume Tevere – Legge 431/1985, ossia la Legge Galasso (in colore verde sulla mappa). In coerenza con tale classificazione, le previsioni urbanistiche del Prg si “limitano” – conoscendo le ampie nonché sovradimensionate previsioni edificatorie del Prg, il verbo è d’obbligo….. - alla seguenti trasformazione:
a) Toponimo Via Tiberina Km 2/3 – Tenuta Piccirilli. Si tratta di un piccolo nucleo edificato, articolato in tre “piccoli spezzoni”: il primo a ridosso di Prima Porta, il secondo ricadente su Via della Tenuta Piccirilli, il terzo su Via Alvito/Via Settefrati. I Toponimi sono le aree ex abusive derivanti dallo sciagurato II° Condono Edilizio, e il Prg di Roma individua 94 Toponimi. Il Toponimo di Via Tiberina Km 2/3 /Tenuta Piccirilli si estende per non più di 4 ettari, largamente già edificati: il “completamento” riguarda quindi aree estese per non più di 1,5 ettari. Il che, con gli attuali indici edificatori – per i Toponimi gli indici sono pari a 0,75 mc/mq – vuol dire che le trasformazioni previste dal Prg sono stimabili in circa mc 11.000. Il progetto dello “Stadio delle Aquile”, come già ricordato, prevede invece trasformazioni pari a circa mc 2.000.000, con una crescita delle potenzialità edificatorie dell’ambito pari quindi al 18.181%. Il Prg di Roma non disciplina in questo quadrante urbano altre trasformazioni: si consideri, inoltre, che l’ultimo “avamposto antropizzato”, dopo aver superato il piccolo nucleo di Tenuta Piccirilli, ricadente al Km 2/3, e quindi prima di arrivare al Km 9,4 della Via Tiberina, è l’area di Procoio Vecchio, insistente al Km 7/8, dove risiedono attualmente numero 23 residenti.In definitiva, come risulta chiaro da quanto affermato finora, si tratta di un’area con minime previsioni edificatorie, come d’altronde deve essere per le aree individuate dal Prg quale Agro Romano Vincolato e per lo più gravate da un vincolo di inedificabilità assoluta data dal Vincolo Ministeriale quale area di esondazione del Fiume Tevere.
L’area/ambito nel Piano Territoriale Paesistico RegionaleLo strumento per la tutela paesaggistica – per il quale continuiamo a chiederci cosa aspetta la Regione Lazio, previa doverosa nonché obbligatoria concertazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali , a porre mano alla definitiva approvazione, dopo l’adozione in Giunta risalente ormai al 2004 – a sua volta disciplina l’area/ambito individuata, nelle seguenti modalità:
a) Paesaggio Naturale Agrario. Questa classificazione di tutela paesaggistica definisce “ i territori a prevalente conduzione agricola collocati in ambiti naturali di elevato valore ambientale”. La presenza nell’ambito dell’asta fluviale, oltre ad individuare l’area quale ambito di esondazione, rafforza la valenza ambientale e paesaggistica dell’area/ambito. L’obiettivo di qualità paesistica prevede la “conservazione integrale degli inquadramenti paesistici mediante l’inibizione di iniziative di trasformazione territoriale e in linea subordinata alla conservazione dei modi d’uso agricoli tradizionali”. In più lo strumento paesaggistico individua un’area a valenza archeologica, da sottoporre quindi ad attività di scavo e di studio.
Le azioni propedeutiche al raggiungimento degli obiettivi descritti per la tutela paesistica prevedono “la riqualificazione e recupero dei caratteri naturali propri”.
Le previsioni infrastrutturaliL’area/ambito non prevede alcuna opera infrastrutturale per il trasporto pubblico: il che non rappresenta alcuna contraddizione del Prg: se l’area è classificata quale Agro Romano di rilevante valore – il che, come visto, prevede minime trasformazioni – perché prevedere rafforzamenti infrastrutturali?
L’inquadramento urbanistico alla “scala metropolitana”
Uno dei tanti errori di questa scelta territoriale è rappresentata dal fatto che lo spostamento dell’intera Polisportiva della AS Lazio in quel quadrante urbano significherebbe la conurbazione/saldatura urbanistica tra il Comune di Roma e il Quadrante Nord della Provincia, Comune di Riano. Un grave errore urbanistico, poiché laddove tale saldatura non è avvenuta, occorrerebbe invece che tra Roma e l’Hinterland ci sia un sistema di aree agricole/spazi liberi, tali da impedire la definitiva conurbazione tra Roma e la sua Provincia.
I numeri della speculazione, l’operazione della SS LazioIn questo caso il terreno proposto è già nella disponibilità della famiglia del Dott. Lotito. Considerato che nella nostra città, al di fuori dei parchi regionali, il costo medio delle aree agricole è pari a circa 25 Euro al metro quadro, il valore di acquisto ipotizzabile per i 600 ettari interessati dal progetto è comunque stimabile una cifra pari a 150 milioni di Euro. Stimando in 1.500 appartamenti, la parte residenziale del progetto, equivalenti a 700mila metri cubi, è facile calcolare l’enorme aumento di valore che avrebbero quelle aree, una volta ottenute le necessarie varianti urbanistiche, e quindi il cambio di destinazione d’uso da agricolo ad edificabile: i nuovi valori immobiliari stimabili daranno una rendita fondiaria, così si chiama, pari ad almeno 1 Miliardo di Euro, considerando la sola parte residenziale, 25 volte cioè il valore iniziale, alla quale vanno aggiunte la parte commerciale, alberghiera, i nuovi complessi sportivi e lo stadio stesso con ristoranti annessi.

L’AREA/AMBITO INDIVIDUATA PER LO STADIO DELLA AS. ROMA
1.0. Le previsioni del Prg nell’area/ambito “Massimina-La Monachina” – Municipio XVIII°
L’analisi della cartografia relativa al progetto del nuovo stadio della Roma “Franco Sensi”, presentato alcuni giorni fa dal Presidente Dott.ssa Rosella Sensi, indica che nel nuovo Prg di Roma l’ambito prescelto per realizzare il nuovo stadio della Roma è un’area estesa per circa 150 ettari ricadente nel Municipio XVIII . L’area/ambito è definita “La Monachina” e le trasformazioni attualmente previste dal Prg sono le seguenti:
1) l’80% circa dell’area/ambito è classificato dal Prg quale Agro Romano Vincolato (in verde chiaro nella mappa): infatti l’area apparteneva ad una Azienda Agricola dismessa, prima di entrare nella disponibilità dell’imprenditore Ing. Sergio Scarpellini, proprietario dell’area della Romanina, dove il Prg prevede la realizzazione della omonima Centralità.
In conseguenza, rispetto al Prg, la realizzazione dello stadio, delle residenze, e delle funzioni commerciali richiede una variante urbanistica in accordo di programma per trasformare l’area da Agro romano vincolato ad area edificabile/servizi privati – tale è uno stadio realizzato da una società privata quotata in borsa. L’area individuata ricade in località La Monachina.
La classificazione dell’area/ambito Nel Piano Territoriale Paesistico Regionale.Nel Ptpr regionale adottato, strumento di tutela paesaggistica che recepisce l’Agro romano vincolato dal Prg, l’area/ambito descritta è classificata in piccola parte quale Paesaggio Agrario di rilevante Valore – per la presenza di aree boscate –, mentre la gran parte è classificata quale Paesaggio Agrario di valore. Le trasformazioni sono inibite nella parte dell’area ambito classificata quale Paesaggio Agrario di rilevante valore, mentre nelle aree classificate quali Paesaggio Agrario di valore – ossia la gran parte dell’area/ambito - le azioni consentite sono le seguenti: “il Ptpr definisce come tali le aree agricole caratterizzate da qualità paesistica. In questa definizione sono compresi territori aventi una prevalente funzione agricola/produttiva. Il Ptpr definisce gli obiettivi di qualità paesistica il mantenimento del carattere rurale e della funzione agricola e produttiva compatibile. Nelle aree disciplinate dal Ptpr quali Paesaggio Agrario di valore non sono consentite varianti urbanistiche”: vuol dire che per realizzare stadi, centri commerciali, funzioni residenziali occorre che in sede di accordo di programma, la Regione Lazio modifichi il proprio strumento di tutela paesaggistica – strumento mai approvato ma soltanto adottato in Giunta. In più si aggiunga che il Ptpr nelle Tavole dei Beni archeologici indica che l’ area della Monachina – pur non vincolata da Decreto Ministeriale – deve essere sottoposta a studi propedeutici alla emersione di eventuali qualità archeologiche .
2) al di fuori della perimetrazione presentata per l’area/ambito ove realizzare il nuovo stadio, il nuovo Prg prevede le seguenti trasformazioni.a) Ambito a Trasformazione Ordinaria/ATO n.24 – Via Aurelia KM 8 – Mq 3.689 – Mc 11.804b) Ambito a Trasformazione Ordinaria/ATO n. 16 – Via Aurelia KM 7 – Mq 52.356 – Mc 167.539c) Ambito a Trasformazione Ordinaria/ATO n. 32 – Via Aurelia Km 13 – Mq 77.665 – Mc 248.528d) Programma Integrato per attività – Via Aurelia – capannoni già esistenti/attività produttivee) Programma Integrato per attività – Via della Maglianella – capannoni già esistenti/attività produttiveTotale: mc 427.871 – equivalenti a 3.565 nuovi residenti
3) Le funzioni residenziali previste per realizzare lo stadio sono previste in aree agricole: 3.000 appartamenti, ossia mc 1.440.000, equivalenti a 12.000 stanze/nuovi residenti insediati/insediabili, mc 300.000 per realizzare un Centro Commerciale. Il che vuol dire che rispetto alle previsioni edificatorie del Prg, il progetto della AS Roma prevede una crescita delle cubature pari al 407,60%.
4) le previsioni infrastrutturali per la mobilità pubblica sono invece le seguenti: la stazione Massimina prevista per l’omonima Centralità –mc 700.000–, sottostante l’area per lo stadio, è stata tagliata da F.S., la quale, nel suo programma di investimento per la mobilità pubblica in area romana, ha considerato tale stazione –decisiva per la realizzazione della Centralità Massimina– “non strategica” per i propri investimenti; la stazione Casal Selce, derivante dal prolungamento della linea A della Metro è attualmente de finanziata (anzi, nell’ultimo bilancio della Giunta Alemanno è stata riconfermata come de finanziata). La stazione di Casal Selce (Casalotti) è l’unica stazione prevista dal Prg prossima all’area/ambito nella quale si propone di realizzare lo stadio.In sede di presentazione del progetto la AS Roma si è impegnata a finanziare le opere per la mobilità pubblica necessarie al collegamento infrastrutturale per il nuovo stadio. Facile a dirsi, complicato a farsi: si consideri che il costo complessivo della terza linea della metropolitana – la Linea C –è pari a 3 miliardi di Euro, ossia più di 117 milioni di Euro al Km – il tracciato della Linea C si estende per 25,5 Km. Poiché l’area della Monachina dista in linea d’aria dall’esistente stazione della Metro A “Battistini” circa 9 km, ebbene ciò vuol dire che la Roma dovrà sborsare 1.053 milioni di Euro, equivalenti a 210 anni dello stipendio di Francesco Totti (grande campione e grande persona) – il quale come è noto, ha chiesto 5 milioni di euro all’anno per il rinnovo contrattuale.In conclusione: l’area/ambito ha destinazione agricola nel nuovo prg e non vi è alcuna previsione infrastrutturale per il trasporto pubblico tale da giustificare tale scelta. Infine occorre tener conto di un altro elemento urbanistico: l’area/ambito ricade lungo la direttrice Roma Nord : ebbene, collocare il nuovo stadio della Roma in quell’ambito significherebbe avviare la definitiva conurbazione tra Roma, Cerveteri, Ladispoli e Civitavecchia, con buona pace di quanto previsto dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Roma, recentemente approvato.
I numeri della speculazione, l’operazione dell’AS RomaNella nostra città, al di fuori dei parchi regionali, il costo medio al metro quadro delle aree agricole è pari a circa 25 Euro al metro quadro. Ciò vuol dire che per l’acquisto dei 150 ettari interessati dal progetto è stimabile una cifra pari a 37,5 milioni di Euro (anche se l’Ing. Scarpellini ha sostenuto di aver fatto “quasi un regalo” alla Roma. Questo vuol dire, che ottenute le necessarie varianti urbanistiche, e quindi il cambio di destinazione d’uso da agricolo ad edificabile, quelle aree avranno un impennata nei valori immobiliari stimabile in una rendita, così si chiama, pari ad almeno 2 Miliardi di Euro, il 5.300% in più, oltre 50 volte cioè il valore iniziale. Questo tenendo conto soltanto della parte residenziale, alla quale vanno aggiunte la parte commerciale, i nuovi complessi sportivi e lo stadio stesso.
E l’Operazione “Cittadella dello sport” a Torrevecchia?…Già nell’Aprile del 2006 il Consiglio comunale di Roma varò un piano urbanistico, frutto di un accordo tra Comune e Famiglia Sensi, che prevede la costruzione di una Cittadella dello Sport: un’area, che anche in questo caso da “agricola” cambiava destinazione, collocata tra Via di Torrevecchia e il Quartaccio, dove saranno realizzati due campi di calcio regolamentari (di cui uno illuminato) con piste di atletica e tribune per 80.000 posti, un campo di ‘calcio a otto’ e altri sette da calcio a cinque, due piscine, una palestra, servizi e parcheggi.
Il Programma prevede su un’area di mq. 285.707, volumi residenziali pari a mc. 251.193, di cui 201.821 riservati alla Proprietà e 49.372 da cedere al Comune (3.140 nuovi abitanti nel complesso), volumi commerciali pari a mc. 11.200 ed altri volumi pari a mc. 6400, un Parco pubblico e aree verdi per circa 20 ettari.
Al centro di tre complessi (Case popolari di Torrevecchia, Case popolari del Quartaccio, complesso adibito ad assistenza alloggiativa dell’ex Bastogi), con problemi di degrado e totale mancanza di servizi e luoghi di aggregazione, il programma della cittadella potrebbe rappresentare una importante novità urbanistica e sociale, dando un contributo alla riqualificazione dell’area. L’operazione prevede la cessione al Comune di Roma di tutti gli impianti sportivi, oltre ad una parte delle abitazioni, alle scuole, alla piazza e alla viabilità.

IL PERCORSO UTILIZZATO A MONACO
Nella conferenza stampa di presentazione del progetto del nuovo stadio della Roma, più volte è stato indicato come modello lo stadio realizzato a Monaco.Qualche nota per chi si riempie la bocca citando Monaco, qual è stato il processo che ha portato alla fine alla decisione di realizzare l’Allianz Arena?
Presentazione e approvazione del progetto:-Roma:la famiglia Sensi, proprietaria dell’AS Roma, propone di realizzare uno stadio all’interno di un ampio intervento immobiliare in un area dell’agro romano con destinazione agricola, secondo le previsioni del Piano regolatore vigente. Viene reso noto che l’area era stata acquistata nelle settimane precedenti dalla famiglia Sensi.
-Monaco:nel 1997 il Consiglio di amministrazione della FC Bayern Monaco decide di realizzare un nuovo stadio. La proposta apre una discussione politica sulla necessità di realizzare un nuovo stadio dedicato al calcio nella città. Il Consiglio comunale delibera di approfondire la questione, fissando dei criteri. Nel frattempo le due società di calcio di Monaco (FC Bayern e TSV 1860) si consorziano per la costruzione e gestione del nuovo stadio. Nel 2001 tra le cinque aree individuate come più adatte viene scelta l’area di Frottmaning, come la più adatta per l’accessibilità su ferro e l’immediata vicinanza all’autostrada. A quel punto, viene addirittura realizzato un referendum tra i cittadini di Monaco dove prevale con il 65% dei voti una maggioranza favorevole alla realizzazione. A questo punto per la scelta del progetto viene indetto un concorso di architettura che vede vincere lo studio svizzero Herzog and DeMeuron. Nel 2002 termina la fase di adeguamento della pianificazione urbanistica comunale e regionale e iniziano i lavori che termineranno nel 2005.
In più…
A Monaco nessuna speculazione edilizia (area occupata dall’intervento 14 ettari, parcheggi di auto, pullman compresi), nessun’altra destinazione urbanistica (niente case e centri commerciali, insomma), nessun investimento pubblico, ma ritorno dell’investimento privato attraverso la gestione e la sponsorizzazione, 500 metri dalla fermata Metro “Frottmaning” della U-bahn, altro che 4 chilometri (da stazioni non esistenti né finanziate peraltro).
Insomma, chi cita Monaco lo fa decisamente a sproposito.

lunedì 5 ottobre 2009

Resoconto del Direttivo del 22 settembre 2009

SINTESI DELLE INDICAZIONI OPERATIVE
EMERSE DAL DIRETTIVO DELL’INU-SEZIONE LAZIO

(22 settembre 2009)

Nel corso dell’ultimo Direttivo sono state formulate alcune indicazioni operative delle quali si ritiene utile informare i soci.

Legge regionale n.21 dell’11/08/2009.
Dopo un ampio dibattito introdotto da una relazione di Daniel Modigliani, si è costituito un gruppo di approfondimento incaricato di elaborare rapidamente un documento pubblico dell’INU Lazio che si pronunci sui singoli punti.
Il gruppo di approfondimento (Buttarelli, Contardi, Giannino, Modigliani, Ombuen) è aperto ai contributi dei Soci Inu interessati al tema.

Costituzione nuovo sito Web della sezione.
Su proposta della Commissione incaricata di valutare le offerte pervenute è stato approvato il preventivo della Soc. Smaug. A breve la Sezione disporrà dunque di un nuovo Sito web, da utilizzare come più efficace strumento di informazione, comunicazione e partecipazione.
Per procedere con l'organizzazione dei lavori, Alessandra Cazzola e Mario Spada hanno proposto una nuova riunione del gruppo di lavoro (gdl) "Redazione e Comunicazione", con l’invito a coinvolgere quanti altri, soci dell'INU Lazio, siano interessati a questi temi e abbiano voglia di collaborare.
La riunione è convocata per martedì 6 ottobre alle ore 15.30 (presso la sede INU Lazio). All'incontro parteciperà anche la società Smaug in modo tale da avviare quanto prima la predisposizione del nuovo sito.

Biennale dello spazio pubblico.
Il documento elaborato dal gdl è stato portato all’attenzione del Direttivo nazionale ove ha trovato significativi consensi anche da parte di alcune sedi regionali. Lo stesso direttivo ha proposto di lanciare una Call per sollecitare la partecipazione di altre Sezioni.
Il Direttivo della Sezione Lazio ha deciso di predisporre la Call richiesta e ha dato mandato ai responsabili del gdl di organizzare una riunione ed iniziare ad organizzare l’iniziativa, considerata impegnativa ed importante.

Costituzione di INU Servizi.
Si è deciso di trasmettere la proposta al Consiglio Direttivo Nazionale, accompagnata da una lettera del Presidente con preghiera di inserirla nell'odg del prossimo Direttivo Nazionale

Il Presidente della Sezione Lazio: Domenico Cecchini
Il Segretario della Sezione Lazio: Carmela Giannino

giovedì 24 settembre 2009

Presentazione Master Plan Havana

Cuba: Il Master Plan Havana 21° secolo
Relatore: Prof. Julio Cesar Pérez
(Università L'Havana - Presidente del CEU Chapter CUBA)

L’Avana sta intraprendendo una nuova fase di pianificazione e sviluppo urbano. Un gruppo di
architetti cubani, guidati dal Prof. Perez, ha disegnato un MasterPlan per 3.000.000 di abitanti. Il piano vuole preservare l’eredità storico-artistica della città, e le sue radici sociali e culturali, pur proponendo una nuova visione per la città del futuro.
Il piano prevede un ridisegno dei tessuti del waterfront, cercando una coerenza tra usi pubblici e
privati degli spazi e creando ambiti funzionali al miglioramento della vita quotidiana dei cittadini, come spazi aperti, verde pubblico e parchi attrezzati.
Il piano ha una forte componente ecologica, e si pone in continuità con il carattere policentrico dell’urbanizzazione storica.

L'INU Lazio ha invitato per mercoledì 30 settembre (ore 18.00 presso la sede di piazza Farnese 44) il Prof. Perez ad illustrare il progetto, ne discutendone con i partecipanti alla conferenza.

Ingresso libero sino ad esaurimento dei posti.
Alle ore 20 seguirà una cena sociale, per prenotazioni rivolgersi alla segreteria INU Lazio.
Responsabile dell’iniziativa: Alessandra Fidanza (per contatti: alessandra@apgw.it)

INU Lazio
Piazza Farnese 44, 00186 Roma
tel/fax 06-6832601
e-mail inulazio@tiscalinet.it -
lazio@inu.it

lunedì 7 settembre 2009

Piano Territoriale Provinciale Generale di Roma

Adottato il PTPG della Provincia metropolitana di Roma

Il 24 luglio 2009 il Consiglio Provinciale ha adottato il Piano Territoriale Provinciale Generale (PTPG) della Provincia di Roma.

Il 3 agosto il Piano è stato trasmesso alla Regione Lazio per completare la procedura di approvazione con la Conferenza di copianificazione tecnica e con la sottoscrizione dell’Accordo di Pianificazione da parte dei presidenti di Regione e Provincia.

Con l’adozione divengono operanti le norme di salvaguardia e con l’approvazione del Piano la Provincia assumerà la pienezza dei compiti in materia urbanistica già esercitati dalla Regione ed, in particolare, i compiti di indirizzo e valutazione degli strumenti urbanistici comunali in fase di generale rinnovamento e impegnati nell’adeguamento entro 3-5 anni alla legge urbanistica regionale.
Il Piano è stato impostato nella prospettiva della Città metropolitana di Roma, come delineato dal recente provvedimento sul federalismo fiscale e ne anticipa e promuove la possibile configurazione.
Infatti, “costruire la provincia area metropolitana” è l’obiettivo generale perseguito dal PTPG.

Le parole chiave proposte sono:
- organizzare il funzionamento metropolitano del territorio provinciale, inteso come “sistema integrato” formato da componenti insediative e funzionali connesse tra loro da relazioni efficienti e dinamiche di tipo reticolare;
- comporre la dialettica tra il Sistema provincia nella sua unità, i Sistemi locali componenti e Roma, in termini di “integrazione nella diversità di ruoli e risorse”;
- porre natura e storia come componenti-valore ed invarianti caratterizzanti l’identità del territorio provinciale, condizioni di sostenibilità ambientale e di coerenza delle trasformazioni;
- promuovere la cittadinanza metropolitana, cioè il senso di appartenenza ad una società, ad istituzioni e ad un progetto di dimensione sovralocale, promuovendo l’intercomunalità, la cooperazione tra istituzioni e la partecipazione dal basso.

Cinque strategie indirizzano l’operatività del Piano:
- Sviluppo territorialmente più equilibrato e competitivo: specializzazione ed integrazione funzionale/relazionale tra i 12 sistemi locali del territorio provinciale e il sistema Roma, doppio policentrismo.
- Sostenibilità generale del territorio: costruzione della Rete Ecologica Provinciale; individuazione di circa 80Ha di territorio agricolo tutelato costituente due “nastri verdi” interposti a nord e a sud tra la città di Roma ed i centri dell’hinterland.
- Riordino e qualificazione delle costruzioni insediative urbane e territoriali nella nuova dimensione intercomunale e metropolitana: rafforzare e valorizzare i caratteri e le regole di impianto delle diverse costruzioni insediative urbane e territoriali.
Più integrazione ed identità degli insediamenti; ricompattazione delle nuove espansioni sui centri; contenimento dei processi diffusivi; vocazione residenziale degli altri comuni della provincia; adeguamento della pianificazione comunale.
- Efficienza e modernizzazione dell’offerta di sedi (centralità) per le funzioni strategiche, per le attività legate al ciclo della produzione e distribuzione delle merci, per il tempo libero ed il turismo di interesse metropolitano.
Promozione di nuovi modelli organizzativi delle attività nel territorio metropolitano quali: Parchi di attività delle funzioni strategiche metropolitane, Parchi di attività produttive metropolitane, Distretti turistici e culturali.
- Miglioramento dell’accessibilità generale al territorio ed agli insediamenti privilegiando le relazioni interregionali e quelle metropolitane con il trasporto pubblico sostenibile.
In particolare: Servizio ferroviario metropolitano passante; corridoi del trasporto pubblico locale; mobilità lenta; coerenza tra offerta di trasporto e scelte localizzative degli insediamenti.

Il Piano è il risultato di un prolungato e complesso percorso tecnico-scientifico e partecipativo, avviato nel 2004 dall’amministrazione del Presidente Enrico Gasbarra e dell’Assessore alle politiche del territorio Amalia Colaceci e proseguito e portato verso la conclusione con elementi di novità e contributi ulteriori dall’attuale amministrazione del Presidente Nicola Zingaretti e dell’Assessore alle politiche del territorio e dell’ambiente Michele Civita.
Le elaborazioni del Rapporto Territorio, dello Schema di Piano e del PTPG definitivo sono state condotte dall’Ufficio di Piano e da un gruppo di esperti e specialisti universitari coordinati dal Prof. Camillo Nucci dell’Università La Sapienza di Roma.


lunedì 1 giugno 2009

DOSSIER Piano Casa & Regioni

Piano casa, Regioni in campo sì agli ampliamenti del 20%
di Luisa Grion e Paola Coppola

In attesa di un decreto legge del governo con le semplificazioni per l'edilizia abitativa e le norme anti-sisma, che non riesce a trovare un punto di incontro con le richieste dei governatori, il "piano casa bis" comincia a prendere forma per iniziativa delle Regioni stesse.
In base all'accordo dello scorso aprile, queste si impegnano a approvare dei provvedimenti per permettere ampliamenti delle cubature fino al 20% o fino al 35% nel caso di demolizione e ricostruzione delle abitazioni mono e bifamiliari entro 90 giorni.
C'è chi sta fissando paletti rigidi per tutelare centri storici e paesaggio e chi sta allargando la possibilità degli interventi. La prima a dotarsi di una legge regionale è stata la Toscana. L'ultima iniziativa è della giunta campana. Il testo del Veneto tornerà in consiglio regionale dopo le elezioni. Quasi pronte Sicilia, Umbria, Piemonte, Lombardia. E ieri da Bari Berlusconi ha detto: "Il decreto vedrà la luce entro il 15 giugno". Ha aggiunto che "nelle regioni governate dal centrodestra, la legge è pronta". E ha ricordato gli effetti previsti sull'economia: "dai 30 ai 100 miliardi di euro, che ora riposano in banca, verranno immessi sul mercato edilizio". Ha parlato anche della crisi: "Tutti concordano che ci sono segnali di una crisi minore, si vede qualche segnale di ripresa".

TOSCANA
La prima a muoversi, esclusi i centri storici. Ha approvato la legge regionale. Con una semplice dichiarazione di inizio attività sarà possibile ampliare fino al 20 % case mono e bifamiliari; fino al 35 % nel caso di demolizioni e ricostruzioni. Niente interventi in deroga nei centri storici e per le case condonate.
VAL D'AOSTA
Alberghi e ristoranti possono ingrandirsi del 40%. La Giunta ha all'esame una bozza, ma prima delle indicazioni del governo un disegno di legge regionale aveva già dato la possibilità ad alberghi e ad alcune categorie di ristoranti di ampliare la superficie fino al 40 per cento in deroga ai piani regolatori dei Comuni.
PIEMONTE
Progetto per le villette che risparmiano energia. La giunta ha approvato una legge che ora passa al consiglio: fino alla fine del 2010 si potrà ampliare o demolire e ricostruire in deroga ai piani regolatori, ma solo rispettando il risparmio energetico, per villette mono-bifamiliare o per edilizia sovvenzionata sotto ai mille metri cubi.
LIGURIA
Coinvolte 200 mila abitazioni ma con tutela del territorio. La regione si è impegnata ad approvare il piano che recepisce le direttive del governo, ma con rigorosi criteri di tutela del territorio. Demolizioni e ricostruzioni saranno legate al recupero del tessuto urbano. All'ampliamento, secondo i tecnici, saranno interessate 200 mila abitazioni.
LOMBARDIA
Ai Comuni la facoltà di raddoppiare l'aumento. La Giunta, mercoledì dovrebbe approvare un progetto che prevede la possibilità di ampliare del 20% le abitazioni (per i Comuni che avevano già previsto questa possibilità si passerebbe al 40). Per i capannoni da abbattere e ricostruire ampliamento fino al 30%.
EMILIA ROMAGNA
Emendamento con paletti alla legge urbanistica. La regione presenterà un emendamento alla legge 20/2000 sull'urbanistica. Severi i requisiti richiesti per poter utilizzare le nuove regole: in caso di abbattimento, infatti, l'edificio dovrà essere ricostruito con i massimi parametri di efficienza energetica.
VENETO
Più spazi di manovra per gli edifici in bioedilizia. La Giunta ha approvato il testo lo scorso aprile. Si consente di ampliare del 20% la cubatura degli edifici esistenti, residenziali e non. Se l'edificio è fatiscente e anteriore al 1989, chi lo demolisce e ricostruisce può ampliarlo del 30 o addirittura del 40 % se in bioedilizia.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Dichiarazione inizio lavori e tempi ridotti per chi acquista. Il disegno di legge allo studio liberalizza ampliamenti fino al 20% di edifici residenziali con la presentazione di dichiarazione inizio lavori. Il Friuli approverà anche un codice di semplificazione e riduzione tempi per chi si appresta ad acquistare casa o appartamento.
UMBRIA
Ambiente e sicurezza prime regole da rispettare. Il disegno di legge umbro, in discussione in commissione, mira ad assicurare sostenibilità ecologica, sicurezza, efficienza e funzionalità degli insediamenti e qualità del paesaggio. Definisce le norme per gli incrementi di superficie degli immobili.
TRENTINO ALTO ADIGE
A Bolzano norme già in vigore con alti standard energetici. La provincia autonoma di Bolzano ha attuato le norme sul piano casa prevedendo gli ampliamenti negli edifici esistenti o concessionati al 2005, ma a patto che si raggiunga un alto standard energetico. La provincia di Trento ha competenza esclusiva in materia.
MARCHE
La giunta pronta al varo contro la crisi dell'edilizia. A giorni la bozza di legge dovrebbe approdare in giunta. Il testo è stato sottoposto ai capigruppo della maggioranza del consiglio regionale e ai portatori d'interesse (costruttori, categorie). Obiettivo: sostegno all'edilizia, colpita dalla crisi con il 60% delle aziende in Cig.
ABRUZZO
Il terremoto ha bloccato tutto ora regole più severe. Il terremoto, chiaramente, ha rallentato l'attività legislativa. Si prevede però il varo di due leggi separate sul piano casa e sulle norme antisismiche che dovranno essere seguite con severità. L'obiettivo è portare L'Aquila da zona a rischio R2 a zona R1.
LAZIO
Un'attenzione particolare ai vincoli paesaggistici. La proposta del piano casa nella Regione Lazio arriverà in giunta intorno alla metà di giugno. La legge , che è ancora al vaglio dei tecnici, dovrebbe prestare particolare attenzione al rispetto dei vincoli paesaggistici.
CAMPANIA
Cambio di destinazione per i capannoni dismessi. Ddl approvato in giunta la scorsa settimana: aumento del 20% dei volumi per villette mono e bifamiliari e del 35% per gli edifici abbattuti e ricostruiti secondo norme più sicure; riqualificazione e cambio di destinazione per capannoni industriali dismessi da destinare ad abitazioni.
PUGLIA
Sarà vietato intervenire in zone di interesse storico. C'è una bozza che dovrebbe escludere dagli interventi le aree di prestigio paesaggistico e storico culturale. Per il premio di cubatura al 35% destinato a demolizioni e ricostruzioni, la Regione ha già approvato una legge che prevede incentivi per trasformazioni ecosostenibili.
SICILIA
Via a due provvedimenti in deroga ai piani regolatori. Ci sono due disegni di legge presentati, entrambi prevedono la possibilità di aumentare le cubature del 20 e del 30 per cento anche in deroga ai piani regolatori e di demolire e ricostruire edifici vecchi rispettando gli standard di sicurezza

Quattro incerte.
BASILICATA, CALABRIA, MOLISE e SARDEGNA sembrano essere le Regioni più in ritardo riguardo alla presentazione e approvazione delle nuove norme sull'edilizia. Non hanno adottato provvedimenti specifici perché in attesa del varo del decreto legge di semplificazione edilizia.

(1 giugno 2009)

lunedì 11 maggio 2009

Urbanistica romana oggi

Assemblea su "urbanistica romana oggi"

Per motivi organizzativi e il sovrapporsi di altre iniziative INU,
l’Assemblea dei Soci sui temi dell’ “urbanistica romana oggi”, programmata per il 21 maggio deve essere spostata al 12 giugno.
Nei prossimi giorni verrà data comunicazione del luogo e del programma.

venerdì 8 maggio 2009

Gruppo di Lavoro sullo spazio pubblico


Biennale dello spazio pubblico
(proposta di gruppo di lavoro a cura di Paolo Colarossi, Lucio Contardi e Mario Spada)

Si propone un lavoro di riflessione ed azione che conduca tra meno di due anni, in prossimità della scadenza del mandato di questo direttivo, ad un appuntamento che si replichi con scadenza biennale, che abbia al centro il tema dello spazio pubblico e coinvolga gli attori sociali del territorio, della Pubblica Amministrazione, dell’Università, della comunicazione e della cultura.
Lo spazio pubblico, inteso come insieme di beni comuni al servizio del cittadino, rappresenta uno dei principali obiettivi dell’urbanistica: un rapporto equilibrato e sostenibile tra dimensione collettiva e individuale nell’uso del territorio; un’efficiente concentrazione delle funzioni urbane; un’efficace sinergia tra istituzioni collettive e dinamiche sociali. E’ in corso una profonda trasformazione del rapporto tra sfera pubblica e sfera privata riscontrabile non solo nella gestione del territorio ma anche in altri decisivi ambiti (consuetudini sociali, politica, informazione) che minaccia la cultura e la pratica degli spazi pubblici, edificati e aperti. Soprattutto, la tendenza alla dispersione urbana rischia di svuotare, con lo spazio pubblico, la stessa idea di città come terreno delle relazioni sociali, oppure ne propone un surrogato consumistico nei grandi centri commerciali.
La riflessione sullo spazio pubblico può essere un impegno continuo che genera una nuova cultura, capace di vedere sul lungo termine, in grado di ridefinire le responsabilità di amministratori e cittadini e di ripensare lo spazio comune della cittadinanza come terreno inclusivo delle differenze sociali, culturali, etniche e della complessità delle società attuali.

Le linee di ricerca ed azione dell’INU Lazio possono essere:
1. Città pubblica ed urbanistica contrattata: quantità e qualità della città pubblica negli ultimi 10 anni. Approfondimenti su: trend degli investimenti diretti in Opere pubbliche e indiretti generati da programmi complessi, perequazioni ecc; pregi e limiti degli standard urbanistici, conseguenze prodotte dalla mancanza di regole uniformi nella contrattazione con i privati anche per i vuoti legislativi in materia ecc.; processi di formazione dei progetti e qualità degli spazi pubblici. Il tema investe la responsabilità degli amministratori e degli urbanisti per una giusta contrattazione. Può svolgersi come ricerca universitaria supportata da INU Lazio, limitata ad alcuni casi-studio significativi della Regione.
2. Mappa mentale degli spazi pubblici nell’area metropolitana di Roma: esercizio di urbanistica della scoperta per mappare contesti che hanno un’intensità tale – di uso, evocativa ed emotiva – da poter essere considerati luoghi pubblici. La mappa può permettere di capire le differenze, le diverse modalità dello spazio pubblico, le diverse ragioni per cui è percepito come tale. Può riguardare parchi, assi commerciali della prima periferia, nodi di scambio interni e della cintura, emergenze del paesaggio urbano. Può svolgersi come ricerca universitaria supportata da INU Lazio e intersecarsi con le azioni indicate ai punti 3 e 4 (concorso studenti) e 6 (spazi pubblici degradati o desiderati) e col gdl “paesaggio”.
3. Concorso per studenti delle scuole medie superiori: “Fotografa il tuo quartiere” (eventualmente aperto a studenti universitari). L’obiettivo è la diffusione fra i giovani di una cultura dello spazio pubblico; acquisizione di conoscenze dal basso di luoghi e modi di uso di luoghi nella città; documentazione d’interesse “storico”: primi materiali per un “archivio” dello spazio pubblico. Il concorso può svolgersi in collaborazione con il Comune di Roma ed alcuni suoi Municipi (X, XI, XV) e con alcuni Comuni situati sulle direttrici Nomentana (Fonte Nuova – Mentana – Monterotondo) e Pontina (Pomezia – Aprilia – Cisterna).
4. Concorso riservato alle scuole medie inferiori della Regione per premiare la scuola che più di altre ha applicato i principi della scuola aperta ad altri soggetti del territorio e a molteplici usi sociali, configurando la scuola come principale spazio pubblico percepito nel territorio.
5. Mostra e Premio INU Lazio per interventi realizzati sullo spazio pubblico. Rivolto ai Comuni del Lazio: nuovi spazi pubblici, recupero di spazi esistenti, pedonalizzazioni, limitato agli Interventi realizzati negli ultimi 3 o 4 anni.
6. Concorso riservato alle associazioni di quartiere finalizzato a premiare la migliore pratica sociale nella risoluzione dei conflitti territoriali legati a spazi pubblici degradati, desiderati, aggrediti e da difendere.
( i punti 3,4,5,6 sono tutti in qualche modo anche riconducibili ad esperienze di urbanistica partecipata)
7. Ricerca su spazio pubblico e società multietnica, esclusione e appropriazione. Come lo spazio pubblico può favorire processi di integrazione? Come la carenza di spazi pubblici accentua i fenomeni di isolamento e ghettizzazione? Trasformazione dell’identità sociale di alcuni spazi pubblici frequentati assiduamente da immigrati ecc.. Vedi il convegno “le città degli altri – spazio pubblico e vita urbana nelle città dei migranti” promosso a febbraio dall’Urban Center di Bologna . La ricerca potrebbe svolgersi nell’ambito di un corso di sociologia urbana.
Sono alcune linee di ricerca-azione i cui esiti confluiranno nella biennale che vedrà altre iniziative quali dibattiti, seminari, tavole rotonde su : natura e trasformazione dello spazio pubblico contemporaneo, spazio pubblico e arte, spazio pubblico e rete, esperienze internazionali di difesa e valorizzazione degli spazi pubblici ecc.. Potranno prevedersi realizzazioni di artisti: eventi, allestimenti, opere fisse negli spazi pubblici dei Comuni del Lazio.

Gli interventi proposti potranno ridursi o comporsi diversamente a seconda degli interessi e dei contributi dei partecipanti al gruppo e della disponibilità delle strutture universitarie a collaborare ad alcune ricerche e azioni.
La complessità dell’iniziativa richiede un forte impegno, la costituzione di un gdl nutrito e motivato, la costituzione di un comitato scientifico e un finanziamento consistente da ricercare nelle Istituzioni locali e negli sponsor in base a un programma più dettagliato.

mercoledì 29 aprile 2009

Legge Regionale sui sottotetti

La nuova Legge Regionale del Lazio per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti
commento a cura di Lucio Contardi (vice-Presidente sezione INU Lazio)


La nuova legge regionale sui sottotetti, che arriva dopo quella lombarda e quella pugliese, pone alcune questioni di qualche interesse che provo a riassumere.

Prima questione, di merito: il campo di applicazione esplicito della legge, cioè i sottotetti esistenti alla data di entrata in vigore della legge. La legge dichiara l’obiettivo di realizzare nuove abitazioni (o nuovi spazi abitativi per le abitazioni esistenti) senza ulteriore consumo di suolo. Se però avesse voluto distinguersi da un condono, avrebbe probabilmente posto uno sbarramento temporale sull’età degli immobili (40 anni per esempio) per interessare solo gli edifici che hanno esaurito il loro primo ciclo di investimento (La legge regionale esclude invece, all’articolo 7, 1° comma, le zone omogenee A, ossia i centri storici). Questo avrebbe generato una più “ingiusta casualità” nella distribuzione dei benefici immobiliari, ma avrebbe escluso il “calcolo astuto” sulla violabilità delle leggi. Credo che la questione etica del rispetto delle regole non sia di poco conto in questo momento di crisi del modello di sviluppo che chiede anche una nuova definizione dei comportamenti degli attori economici.

Seconda questione, ancora di merito: il campo di applicazione implicito, cioè la città diffusa che, per le tipologie edilizie che la compongono, contiene il maggior numero dei sottotetti esistenti alla data odierna. La legge di fatto premia il modello insediativo più energivoro ed a maggior consumo di suolo, contraddicendo gli obiettivi dichiarati di efficienza territoriale ed energetica. Ce n’era bisogno? Forse invece di consentire l’uso dei sottotetti per usi abitativi (anche abbassando i solai dell’ultimo piano calpestabile), conviene incentivare l’uso dei tetti per sfruttare il sole; per esempio incrementando, per la città diffusa, la differenza di costo tra l’energia acquisita dalla rete e quella autoprodotta.

Terza questione, di metodo: il rapporto con il piano. La legge prevede che i maggiori carichi insediativi siano compensati con il conferimento di superfici per standard, ovvero con la loro monetizzazione. L’obbligo al reperimento dello standard, previsto dalla legge attraverso i piani, si sposta nelle modalità dell’intervento diretto, a costo di una frammentazione e, quindi, di una minore efficacia dei benefici pubblici, a vantaggio di una fluidificazione ed istantaneità delle trasformazioni private. Si indebolisce il piano, come progetto di territorio, e si promuove una sorta di governo dei flussi di trasformazioni parcellizzate.

Quarta questione, di contesto: lo iato generazionale delle leggi regionali. La legge insegue una tendenza liberista ma si inserisce in un contesto legislativo regionale dirigista. Nel Lazio i piani urbanistici comunali vanno ancora dimensionati in rapporto ad un fabbisogno stimato sulla crescita demografica decennale che non può superare il 30%; l’edilizia residenziale pubblica, se prevista, deve assorbire una quota compresa tra il 30 ed il 70% delle previsioni del piano. E, nel contempo, si libera un incremento indefinito dei carichi insediativi per pratiche edilizie non governate, fuori delle previsioni dei piani. Abbiamo una regione schizofrenica, oppure c’è un doppio binario, massimalista sui principi giuridici ed empirista nella gestione?

Quinta questione, di resistenza: l’inderogabile necessità di una legge regionale riformista per il governo del territorio.
Non richiede spiegazioni.

[L.R. 16 Aprile 2009, n. 13 - Disposizioni per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti: visualizza il testo di Legge]

lunedì 27 aprile 2009

Quale Piano per la casa?

Pensare lo spazio urbano: la proposta dell’Istituto Nazionale di Urbanistica
di Simone Ombuen (segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e membro del Direttivo INU Lazio)

Sin dalle prime avvisaglie di una possibilità di intervento del Governo nel merito dei temi edilizi ed urbanistici in chiave di rilancio economico si è rilevata un’ampia diversificazione delle posizioni, e la necessità di presidiare il tema con delle elaborazioni che entrassero nel merito delle ipotesi annunciate. La vaghezza e la contraddittorietà dei testi via via rilasciati e le modalità di relazione assunte dal Governo nei confronti dei soggetti e delle sedi istituzionalmente preposte alla valutazione del provvedimento danno l’occasione per alcune valutazioni sia nel merito dei problemi che nei metodi utilizzati, sia pur ancora in pendenza di una proposta ridefinita da parte del Governo (al 16.04.09).

Edilizia e sviluppo economico
Non vi è dubbio che un elemento di relazione fra Governo del territorio e sviluppo economico esista. Prova ne sia il lungo elenco di provvedimenti di contenuto sostanzialmente urbanistico che nella storia della Repubblica, a volte impropriamente, sono stati rubricati come provvedimenti per lo sviluppo economico e l’occupazione, a partire dal famoso Piano Fanfani. La pianificazione urbanistica è il principale strumento per la ripartizione delle rendite urbane fra i proprietari immobiliari, e presidia gli assetti del sistema produttivo e la realizzazione delle infrastrutture, elementi di rilevantissimo impatto economico. Inoltre il sistema insediativo svolge anche, ed in misura crescente, un compito di “fissaggio” del reddito e del plusvalore prodotto a fronte della sempre maggior velocità di ristrutturazione dei cicli produttivi e crescente labilità del sistema finanziario internazionale, afflitto ormai da molti anni da periodiche e gravi perturbazioni, anche molto prima dei recenti gravi fatti.In merito a tale rapporto il centro della proposta INU è costituito dal rilancio della progettualità pubblica, strutturale e strategica, concepita secondo i nuovi principi di sussidiarietà verticale - fra i diversi soggetti del governo pubblico - ed orizzontale - fra pubblico privato e terzo settore. Realizzata attraverso gli strumenti della copianificazione / programmazione integrata e del partenariato pubblico-privato. Sostanzialmente un metodo di nuova programmazione che attraverso la definizione di orientamenti ed obiettivi di lungo periodo per la cura e la trasformazione dei fattori produttivi territoriali essenziali svolga la funzione di costruzione di scenari stabili in riferimento ai quali ricostruire il tessuto delle aspettative dei diversi soggetti economici e sociali, e avviare un nuovo ciclo di investimenti.
In un momento di grave crisi economica l’intento di rilanciare gli investimenti e la domanda interna è in linea generale condivisibile. Le proposte del Governo tendono tuttavia per alcuni aspetti ad opporre necessità contingenti a scelte di lungo periodo, e rischiano così di far sfuggire l’occasione di cambiare il modello di sviluppo del Paese, correzione più semplice in un momento di profonda ristrutturazione, nel quale a causa della contrazione della domanda l’investimento in ulteriore capacità produttiva non ha senso, mentre gli unici investimenti che pagano sono quelli in risparmio e nell’innovazione che apre nuovi mercati e prodotti, nuove domande. In particolare l’orientamento di mobilitare la capacità d’investimento dei piccoli risparmiatori a favore di un incremento dei consumi abitativi (il 20% di ampliamenti per le villette) rischia di sottrarre energie alla realizzazione del recupero dei veri elementi di ritardo del Paese, vale a dire la sua dotazione di beni pubblici territoriali (infrastrutture, servizi), che più marcatamente segnano la sua distanza dall’Europa.

Semplificazione e controllo pubblico
Quanto ai temi di sussidiarietà, semplificazione e razionalizzazione, un incompleto processo di transizione verso nuovi principi sussidiari nell’organizzazione del sistema di governo del Paese e la perenne interruzione di tutti i percorsi riformisti tentati negli ultimi 17 anni ci consegnano un sistema di governo complesso e per certi versi incomprensibile, cariato da inefficienze e non informato dai principi di autonomia / responsabilità e leale collaborazione. La necessità di tutelare un numero sempre crescente di beni comuni non riproducibili, che vengono così attratti nella sfera dell’intervento pubblico, ha moltiplicato nel numero e nei livelli i soggetti dotati di poteri interdittivi, senza che alla maggior consapevolezza delle tutele si accompagnasse una più elevata eppur necessaria capacità di progetto complessivo. Su questi aspetti la proposta INU, attenta a pervenire a sostanziali semplificazioni nel rispetto della inevitabile complessità nella gestione dei beni pubblici in questione, è incentrata sulla copianificazione, un istituto che si basa su principi di trasparenza, razionalità ed efficienza. Esso prevede la compresenza di tutti i poteri pubblici pertinenti agli atti deliberativi (sussidiarietà verticale), con la formazione di quadri conoscitivi condivisi e preliminari che evitino che l’esercizio di competenze separate si possa tradurre di fatto in una carie dei principi di responsabilità e leale collaborazione. L’accertamento preventivo fra soggetti pubblici dei termini di tutela e trasformabilità consente poi al successivo momento operativo di essere sviluppato in piena autonomia al livello più prossimo al cittadino, ed in collaborazione fra pubblico e privato (sussidiarietà orizzontale).
Dal suo canto il Governo dà le viste di voler ridurre in misura consistente le funzioni di regolazione e controllo, affidando gli elementi tecnici alla competenza di singoli professionisti e gli elementi estetici e qualitativi al buon gusto della popolazione. Ciò rischia di veicolare un messaggio di sostanziale svilimento delle funzioni pubbliche di governo delle trasformazioni. Un approccio nel quale la semplificazione viene perseguita con il troncamento della complessità anziché attraverso la sua comprensione, e che segnala un rilevante scarto rispetto al percorso prescelto in sede di Unione europea, ambito nel quale dalla valutazione integrata alla Carta europea del Paesaggio alla strategia energetica 20-20-20 tutte le più rilevanti politiche si distinguono per sollecitare un più elevato livello di consapevolezza della crescente ed inevitabile complessità ed interdipendenza con la quale le questioni di governo vanno proponendosi, tanto più nei loro aspetti territoriali.
Anche per quanto riguarda la revisione del Testo Unico Edilizia, sul quale si concentrano gran parte delle residue attività del Governo ora che il tema ampliamenti è stato sostanzialmente regionalizzato, va rilevato che l’idea di abrogare ogni titolo abilitativo per le attività di straordinaria manutenzione e per i cambi di destinazione d’uso rischia di rendere più complessa l’opera di controllo delle trasformazioni anziché agevolarla.

Razionalizzare il consumo del suolo
Vi sono poi gli aspetti relativi a demolizione/ricostruzione, messa in sicurezza, efficienza energetica e sostenibilità ambientale, consumo di suolo. Qui va rilevato come la maggior parte del patrimonio edilizio del Paese, realizzato fino agli anni ’70, è caratterizzato da diffusi fenomeni di degrado edilizio, da scarsa qualità dell’ambiente al contorno, dal mancato adeguamento alla normativa sismica e da un rilevante tasso di inefficienza energetica. Elementi che a loro volta producono una generale insostenibilità ed insicurezza ambientale dell’urbano.
L’INU ha da tempo messo al centro della propria azione il tema della sostenibilità ambientale degli insediamenti e della necessità di iniziative di demolizione e ricostruzione con finalità di riordino insediativo, di efficienza energetica. In particolare con una lunga campagna condivisa con ANCE e Legambiente, iniziata nel 2001 e sviluppata in una serie di iniziative. Più di recente l’INU ha posto la centralità della riflessione sulla riduzione dei consumi di nuovo suolo, e della costruzione di politiche attive per la riduzione di tali consumi per annullarli progressivamente.Oggi non può che dar soddisfazione il vedere temi da lungo tempo promossi dall’INU divenire elementi di proposte di governo. Occorre tuttavia rilevare che l’ipotesi di sganciare le iniziative di demolizione e ricostruzione e di efficientizzazione energetica da obiettivi di riordino territoriale ed insediativo genera il rischio che in nome di un puro aumento dell’attività edilizia e dei consumi abitativi si finisca per agevolare trasformazioni anche su edifici e in contesti nei quali esse risulterebbero improprie o nocive, come accadde con i contributi del 36% che sono stati utilizzati anche per ristrutturare immobili abusivi non condonati o edifici, siti negli alvei dei fiumi o in zone affette da grave rischio idrogeologico, che sarebbe meglio demolire. Va poi valutato il fatto che, pur se più efficiente dal punto di vista energetico, in linea di massima un edificio più grande tende comunque ad avere consumi energetici maggiori di un edificio piccolo.
Inoltre, nell’ipotesi di trasferimento dei volumi nelle operazioni di demolizione / ricostruzione esiste la fondata possibilità che il bilancio urbanistico non sia affatto a saldo zero, ma che si generi comunque una domanda aggiuntiva di realizzazioni urbanizzative che, anche ove risultasse ambientalmente sostenibile sarebbe bisognoso di specifica copertura economica e di implementazione operativa.Infine, una manovra sul fronte dell’efficienza energetico-ambientale non è completa se non consente il varo contestuale di misure di contabilità ambientale che mettano gli enti locali protagonisti di tali politiche in grado di emettere certificati bianchi sul mercato delle emissioni a parziale recupero dei sovraccosti sopportati, così come evidenziato nelle attività svolte da INU in collaborazione con l’Associazione Agenda 21 Italia.

Un tributo urbanistico ordinario di scopo
Quanto ai temi del partenariato per la realizzazione delle dotazioni territoriali pubbliche, del recupero di risorse e della fiscalità, va segnalato che l’economia pubblica italiana è da tempo particolarmente affaticata da uno dei debiti pubblici procapite più alti del Mondo, che pesa come un macigno sulla possibilità degli enti di governo del territorio di avviare credibili manovre economico-finanziari e sul patrimonio. In tali condizioni la produzione di beni pubblici è necessariamente poggiata sulla costruzione di rapporti partenariali con i soggetti privati, che dalla realizzazione dei beni pubblici ricavano anche le quote più significative di vantaggi economici.
Tale stato di cose è stato accentuato dalla abolizione della principale forma di fiscalità immobiliare, l’ICI, che ha anche privato i comuni di una fonte stabile e rilevante di mezzi propri. Con l’abolizione dell’obbligo di destinazione dei contributi e degli oneri urbanizzativi alla realizzazione delle dotazioni territoriali, avvenuto nel 2001, gli enti di governo del territorio non dispongono più di un flusso di risorse specificatamente destinato a tale scopo. Infine l’aggravamento della crisi economica, con la riduzione dei flussi di transito, sta via via facendo saltare le condizioni di sostenibilità economico-finanziaria delle operazioni di PF già avviate, e producendo una progressiva marginalizzazione di tale strumento, in particolare per le operazioni di importo medio-alto (cfr. http://www.infopieffe.it/).
La proposta INU è da tempo orientata alla costruzione di partenariati che consentano la realizzazione delle dotazioni territoriali, sia attraverso i nuovi istituti della perequazione e della compensazione, sia con l’utilizzo delle varie forme di project financing, sia con la previsione a regime di manovre sul patrimonio immobiliare degli enti locali, che agevoli la formazione di demani e patrimoni immobiliari da porre a base di politiche urbanistiche e di valorizzazione insediativa.
Nell’attuale condizione di crisi poi per la costruzione del partenariato economico è indispensabile un buon livello di coordinamento tra studi di sostenibilità economico-finanziaria e caratteri della progettazione urbanistico-territoriale, giacché in una condizione di crescenti incertezze il principale elemento di ricostruzione dell’opportuno livello di fiducia è la redazione di elaborazioni particolarmente scrupolose e aderenti alla realtà in atto, elaborazioni molto facilitate nel caso di strumenti di governo del territorio coerenti rispetto alla proposta culturale dell’INU.
È infine auspicabile l’avvio del dibattito per la reintroduzione di un tributo urbanistico ordinario di scopo, da tutti gli immobili, che vada a costituire la piattaforma di base della sostenibilità finanziaria della vita dell’ente territoriale, e all’interno del quale, attraverso opportune modulazioni, divenga possibile articolare specifici programmi di riqualificazione e di incremento della dotazione infrastrutturale dei sistemi urbani.
In questo campo gli atteggiamenti del Governo sono vari e poco decifrabili; se da un lato si evidenzia una spinta alla dismissione dei patrimoni pubblici al fine di reperire risorse fresche e non produrre politiche in debito, dall’altro l’esercizio degli stringenti vincoli del Patto di Stabilità dimostra l’intenzione di contenere e/o ridurre il grado di autonomia locale nella gestione delle politiche fondiarie. Va inoltre considerato che in caso di rinegoziazione delle risorse ordinarie e della distribuzione del debito storico fra i diversi enti titolari del governo del territorio, al parziale alleggerimento del carico di debiti dello Stato centrale corrisponderebbe un pesante aggravamento dei bilanci dei vari soggetti del sistema delle autonomie, con ulteriore peggioramento dei relativi rating.

La Riforma federale e il territorio
Il quadro del campo legislativo che ci ha lasciato l’ultima riforma del Titolo V della Costituzione è ancora complesso e attraversato da ricorrenti incertezze, sempre appeso agli esiti dei lavori della Consulta. Tanto più grave appare poi la situazione della materia “governo del territorio”, materia trasversale per definizione, nella quale la corretta interpretazione ed allocazione di funzioni riveste sempre caratteri problematici.
Da tale condizione è venuto via via emergendo con forza il ruolo della Conferenza unificata Stato-regioni-città, luogo ultimo di concertazione fra i principali soggetti istituzionali portatori ad oggi di competenze in materia. Tuttavia ad oggi emergono ancora rilevanti contraddizioni, giacché i poteri legislativi sono radicati nel Parlamento e nei Consigli regionali, mentre la Conferenza unificata è tipicamente luogo d’incontro degli esecutivi, organi di rado dotati di poteri diretti in materia di legislazione (salvo decretazione d’urgenza).
L’INU ha da tempo colto la rilevante complessità generata dall’avvio a regime della riforma federalista, di fatto già incompiuta all’atto della sua formulazione. In tal senso ha esplicitamente avviato le attività di consultazione con il Parlamento e con Stato e regioni e i principali soggetti della rappresentanza locale organizzata (ANCI, UPI, Uncem) al fine di addivenire a un percorso condiviso per la definizione della legislazione quadro per il governo del territorio.
Le ultimissime vicende relative al cosiddetto “piano-casa” del Governo hanno dimostrato come anche in sede governativa in alcuni passaggi il livello di comprensione della complessità delle relazioni interistituzionali cui è giunta la vita democratica del Paese è risultato essere assai scarso, con il rischio di generare effetti di scollamento e disgregazione. Di certo il varo dell’intesa approvata in Conferenza Unificata in data 1 aprile ha rappresentato un sostanziale ripristino del rispetto dei diversi ruoli istituzionali. In particolare l’INU ha salutato con favore la decisione di attribuire comunque alla pianificazione locale il compito di definire gli ambiti urbani nei quali consentire l’esercizio dei modesti incrementi volumetrici consentiti in via straordinaria, visto che è solo la pianificazione comunale quella in grado di svolgere una corretta valutazione degli effetti locali di tali trasformazioni.

Ora, anche a causa degli eventi sismici d’Abruzzo, che hanno riportato all’attualità le questioni relative alla protezione sismica e alla sicurezza sismica degli edifici, l’ampiezza e la rilevanza dei temi all’ordine del giorno rendono viepiù attuale un intervento legislativo organico per la materia “governo del territorio”, oggi giacente all’attenzione della Commissione VIII della Camera dei Deputati con varie proposte di legge. Tuttavia, paradossalmente, è proprio la pressione del concitato incedere del Governo, che medita persino di introdurre elementi normativi su perequazione e compensazione “in stralcio”, che oggi limita fortemente l’esercizio legislativo da parte dei competenti organi parlamentari.
D’altro canto la recente esperienza del tavolo di lavoro delle Regioni ha mostrato come per la prima volta da molti anni il coordinamento tra le regioni, messo alla frusta dall’urgenza del Governo, abbia saputo segnare un punto di accordo positivo, che ove trovasse conferme potrebbe costituire un importante precedente per le attività di approfondimento e concertazione che il varo di una riforma quadro di livello statale comporterebbe.

[articolo pubblicato su Governare il territorio (periodo telematico a cura della Lega delle Autonomie) anno 6 n. 3/2009 - http://www.governareilterritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=207&Itemid=1]

lunedì 20 aprile 2009

Cosa vi ricorda?

La storia è ciclica... si ripete...

Durante la puntata di Anno Zero dello scorso giovedì 16 aprile - è possibile rivederla interamente in streaming sul sito http://mediapolis.rai.it/relinker/relinkerServlet.htm?cont=ssSlashdikgwew9kUeeqqEEqual - verso la conclusione del dibattito e dei servizi, l'onorevole Niccolò Ghedini (Popolo della libertà) ha presentato un disegno (un planivolumetrico a colori molto accattivante) sul nuovo modello di città che il nostro Presidente del Consiglio vorrebbe costruire in ciascuna delle Province italiane.

Si allega l'immagine (poco chiara, ci scusiamo... ma è tratta dal sito di Anno Zero e non siamo riusciti - al momento - a trovarne una più nitida) e una domanda sorge spontanea....


cosa vi ricorda tutto ciò?

Si segnala inoltre, all'inizio della puntata, una bella intervista a Salvatore Settis sul Piano Casa proposto dal Governo.

giovedì 16 aprile 2009

L'INU per la ricostruzione post-terremoto

L'INU nazionale ha avviato l'iniziativa
"Ricostruire L'Aquila.... il Blog degli Urbanisti"
che l'INU Lazio vuole pubblicizzare e alla quale vuole dare il proprio contributo anche attraverso questo blog.

L’INU nel dibattito sulla ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio

L’INU intende essere presente nel dibattito sulla ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio attraverso la realizzazione di un forum di dibattito discussione nel merito dei criteri di ricostruzione e di progettazione urbanistica da seguire

I contributi afferenti a tale forum possono essere così riassunti:
- L’INU lancia un invito a tutte le facoltà di Architettura ed Ingegneria d’Italia perché diano la loro opinione sugli obiettivi e sui metodi da utilizzare nella ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio. I vari contributi che giungeranno verranno pubblicati sulla pagina web dedicata.

- L’INU ha avviato la formazione di una rassegna stampa specifica sul tema del terremoto e della ricostruzione, che renderà disponibili i principali contributi che via via emergeranno sul tema da parte dei vari interlocutori.

- L’INU sollecita la propria base associativa, ed in particolare i soci delle sezioni regionali particolarmente interessate da problemi di sismicità (Friuli V.G., Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia) a voler dare i loro contributi nel merito delle maggiori problematiche operativo-gestionali riscontrate in occasione di precedenti eventi sismici distruttivi nelle loro realtà, nonché relativamente alla realizzazione di nuove città in luogo o nei pressi di quelle colpite da eventi calamitosi.

- L’INU apre infine le colonne del proprio blog alla voce di tutti coloro che vorranno contribuire allo sviluppo del dibattito che si vuole qui promuovere.


Fra le attività che si svilupperanno dagli scambi d’opinione su queste pagine si prevedono:
- specifiche uscite sulle riviste dell’INU
- convegni e seminari, a carattere sia nazionale che locale
- momenti di interlocuzione istituzionale con le Autorità preposte alle operazioni di ricostruzione
- ulteriori lanci di forum tematici via via che il corso degli eventi ne suggerirà l’avvio

Il testo e le foto sono state tratte dal sito/blog specifico, che può essere consultato all'indirizzo http://www.inu.it/blog/terremoto_abruzzo/

mercoledì 15 aprile 2009

DL Casa: il "piano B"

Che cosa nasconde il Piano B del Governo
di Salvatore Settis

LA TRAGEDIA dell' Abruzzo martoriato dal terremoto spazza via la farsa del cosiddetto "piano casa".
Frutto di cinica improvvisazione in caccia di voti, esso prevedeva persino «procedure semplificate per le costruzioni in zone sismiche», fra cui l' abolizione di ogni autorizzazione preventiva, sostituita dal «controllo successivo alla costruzione, anche con metodi a campione». Ci sono voluti centinaia di morti perché un residuo di decenza cancellasse (sembra) queste parole sinistre, preludio a nuovi disastri, a nuovi lutti. Conflitti di competenza Stato-Regioni, furberie e tatticismi procedurali hanno ormai consegnato il "piano casa" a una sorta di percorso carsico, da cui esso riemerge ogni giorno in vesti mutate. Ma è vero che il "piano casa", «a furia di passare di mano in mano e dal setaccio delle Regioni, è diventato un pianerottolo» (così Feltri su Libero)?
O ha ragione invece Bartezzaghi quando scrive che, accantonato il Piano A, il governo è passato a un Piano B («l' opzione alternativa, la via di fuga, la riserva mentale, la scappatoia»)?
E il Piano B, scritto con la voglia del Piano A, non ne avrà conservato, nonostante le copiose lacrime di coccodrillo, le peggiori istanze?

Per valutare il Piano B e i suoi travestimenti, ricordiamoci quel che diceva il Piano A.
Esso incoraggiava ampliamenti indiscriminati di tutti i fabbricati, infestando case e condomini con funeste escrescenze: ampliamenti del 20% degli edifizi ultimati entro il 2008, per giunta con opzione di acquisto dai vicini delle quote di loro spettanza, onde raddoppiare (e oltre) quel 20%; per chi abbatta un edificio, possibilità di ricostruirlo ampliato del 35%. Il tutto in deroga a ogni norma vigente, mediante il ricorso massiccio al silenzio-assenso e alla d.i.a. (dichiarazione inizio attività), che perfino nei centri storici doveva precedere (di fatto, sostituire) il parere delle Soprintendenze, ribaltando la sequenza prevista dal Codice dei Beni Culturali e dal T.U. per l'edilizia.
Insomma, la legalizzazione previa di abusi e reati: una vera e propria istigazione a delinquere nei panni di una bozza di legge, un regalo agli «osceni palazzinari di cui ci lamentiamo da anni, ai comuni annaspanti nella corruzione, ai costruttori senza regole e ai politici imbroglioni: uomini che disprezziamo, ma che sono stati prodotti da noi, sono parte di noi, e il nostro disprezzo non ci protegge dalle loro malefatte» (Orhan Pamuk).

Molto si è reclamizzato il fatto che nel Piano B uscito dalla Conferenza Stato-Regioni del 31 marzo, e rimaneggiato fino al 9 aprile, le escrescenze (la "soluzione 20%") vengano limitate a villette uni e bifamiliari (resta invece la "soluzione 35%" per la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali di qualsiasi dimensione), e che ne vengano esclusi i centri storici. Resta da capire come mai una norma che prevede la rottamazione dei fabbricati di bassa qualità costruttiva (quelli che all' Aquila sono crollati come castelli di carta) inciti poi a ricostruirli più in grande senza garanzie di sicurezza; e questo in un Paese che da decenni vede il drammatico calo di tecniche costruttive e controlli pubblici, come le rovine d' Abruzzo dimostrano anche ai ciechi.
Ma il Piano B fa di peggio.
Dove il Codice dei Beni Culturali prevede l' autorizzazione paesaggistica preventiva, con controlli incrociati di Stato, Regioni ed Enti locali (art. 146), si sostituisce la vana opzione di annullamento ex post di quanto già approvato dai Comuni, ma «solo per contrasto con le prescrizioni del Codice»; e ciò in via permanente (secondo una versione), ovvero fino al 2011 (secondo un' altra, che però aggiunge il silenzio-assenso). Peggio ancora, e ancora contro il Codice, un basso espediente causidico nullifica ogni potere e responsabilità dello Stato nella gestione dei vincoli paesaggistici, obbligando il Soprintendente ad esprimersi in una "conferenza dei servizi", cioè a sedere a un tavolo in cui può facilmente esser messo in minoranza dai rappresentanti degli enti locali, anche se privi di competenza tecnica in materia di paesaggio. Si assimilano alla manutenzione ordinaria e straordinaria gli interventi di "edilizia libera", prefigurando un condono garantito a regime, e si estende in perpetuo la sanatoria paesaggistica che il Codice bloccava al 2004. Infine, si delega il Governo a "semplificare" le sanzioni degli illeciti paesaggistici, depenalizzando in particolare le false dichiarazioni tecniche dei progettisti, punibili solo dopo l'accertamento del danno (cioè dopo il prossimo terremoto, dopo altri lutti e rovine).

Anche il Piano B calpesta dunque senza scrupoli il Codice dei Beni Culturali, che pure nacque da un altro governo Berlusconi, e a cui ministri e loro lacché continuano a rendere omaggio pro forma, mentre lavorano per smantellarlo.
Intanto le Regioni, dopo aver protestato perché il Piano A non rispettava le loro competenze, tacciono, soddisfatte del Piano B, quasi per un patto scellerato: accettano di subire l' invadenza dello Stato sul piano casa, purché i controlli paesaggistici previsti dal Codice vengano posticipati sine die o annullati. Questo richiamo al Codice non è l' ubbía di qualche nostalgico.
I valori in gioco sono la memoria storica del Paese, la sua dignità etica, il patrimonio naturale e artistico che abbiamo ereditato dai nostri padri e dobbiamo trasmettere ai nostri figli. Sono valori presidiati dalla Costituzione: e sarebbe bene che qualcuno, a Palazzo Chigie dintorni, andassea rileggersi l' articolo 9 («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»), e si ricordasse che, in quanto inserito tra i principi fondamentali, esso è sovraordinato a tutto quel che segue, inclusa l' attività economica privata, che «non può svolgersi in contrasto con l' utilità sociale» (art. 41).
Perciò la Corte Costituzionale ha spesso sancito la «primarietà del valore esteticoculturale, che non può esser subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici», e anzi dev' essere «capace di influire profondamente sull' ordine economico - sociale» (151/1986), affermando che il paesaggioè «un valore primario e assoluto, che precede e costituisce un limite agli altri interessi pubblici» (367/2007).
Precisamente il contrario della ratio del piano-escrescenze, che fa appello all' egoismo individuale per inondare città, borghi e campagne d' Italia con un' immensa colata di cemento. Sarebbe un delitto contro l' ambiente come bene pubblico, contro la storia e la memoria di questo Paese: questo vuol dire il severo, tempestivo monito del Capo dello Stato contro le «molte insidie alla salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, valori che la Costituzione tutela e di cui impone il rispetto».

Il terremoto d' Abruzzo è una tragedia per l' Italia, e costringe, oltre le emozioni del momento, a un severo riesame delle priorità nazionali. Se davvero vogliamo "far ripartire i cantieri", questo è il momento di ricordarsi delle leggi antisismiche, ogni giorno disattese: basti ricordare le misure del governo Berlusconi nel 2003 dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia, mai entrate in vigore dopo svariati rinvii (l' ultimo dei quali nel recente "decreto milleproroghe"). Anziché costruire il ponte sullo Stretto di Messina (una delle aree più sismiche del mondo, oltre centomila morti nel terremoto del 1908), è il momento di concentrare energie e investimenti in un grandioso piano di messa in sicurezza del Paese (non solo monumenti, ma case, scuole, ospedali, uffici, fabbriche, università, musei) con le tecnologie antisismiche più avanzate, come in Giappone e in California, promuovendo architetture di qualità, inasprendo e non allentando i controlli.
Anziché legiferare per poi cancellare le norme mediante indecenti sequele di "rinvii", è il momento di attivare la virtuosa ricostruzione non di anonime new town che cancellino memoria storica e identità culturale, ma del prezioso tessuto abitativo, anche "minore", della nobile terra d' Abruzzo, mantenendo le caratteristiche costruttive dei borghi (come dopo un altro terremoto fu fatto, nelle Marche assai meglio che in Umbria).
Invece di irresponsabili demolizioni, l' Abruzzo merita una campagna di accurato ripristino: non è un caso che abbiano retto benissimo al terremoto le case della splendida Santo Stefano di Sessanio, sul Gran Sasso, restaurata di recente come "albergo diffuso" nel rispetto delle norme antisismiche. Profitto imprenditoriale e rispetto delle regole di tutela si possono coniugare, salvando vite umane.

Non di uno sgangherato "piano casa" ha bisogno l' Italia, ma di un vero piano-sicurezza, che sia insieme un piano-tutela dell' ambiente, del paesaggio, della memoria storica.

La Repubblica - 14 aprile 2009
(sezione: PRIMA PAGINA)