mercoledì 29 aprile 2009

Legge Regionale sui sottotetti

La nuova Legge Regionale del Lazio per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti
commento a cura di Lucio Contardi (vice-Presidente sezione INU Lazio)


La nuova legge regionale sui sottotetti, che arriva dopo quella lombarda e quella pugliese, pone alcune questioni di qualche interesse che provo a riassumere.

Prima questione, di merito: il campo di applicazione esplicito della legge, cioè i sottotetti esistenti alla data di entrata in vigore della legge. La legge dichiara l’obiettivo di realizzare nuove abitazioni (o nuovi spazi abitativi per le abitazioni esistenti) senza ulteriore consumo di suolo. Se però avesse voluto distinguersi da un condono, avrebbe probabilmente posto uno sbarramento temporale sull’età degli immobili (40 anni per esempio) per interessare solo gli edifici che hanno esaurito il loro primo ciclo di investimento (La legge regionale esclude invece, all’articolo 7, 1° comma, le zone omogenee A, ossia i centri storici). Questo avrebbe generato una più “ingiusta casualità” nella distribuzione dei benefici immobiliari, ma avrebbe escluso il “calcolo astuto” sulla violabilità delle leggi. Credo che la questione etica del rispetto delle regole non sia di poco conto in questo momento di crisi del modello di sviluppo che chiede anche una nuova definizione dei comportamenti degli attori economici.

Seconda questione, ancora di merito: il campo di applicazione implicito, cioè la città diffusa che, per le tipologie edilizie che la compongono, contiene il maggior numero dei sottotetti esistenti alla data odierna. La legge di fatto premia il modello insediativo più energivoro ed a maggior consumo di suolo, contraddicendo gli obiettivi dichiarati di efficienza territoriale ed energetica. Ce n’era bisogno? Forse invece di consentire l’uso dei sottotetti per usi abitativi (anche abbassando i solai dell’ultimo piano calpestabile), conviene incentivare l’uso dei tetti per sfruttare il sole; per esempio incrementando, per la città diffusa, la differenza di costo tra l’energia acquisita dalla rete e quella autoprodotta.

Terza questione, di metodo: il rapporto con il piano. La legge prevede che i maggiori carichi insediativi siano compensati con il conferimento di superfici per standard, ovvero con la loro monetizzazione. L’obbligo al reperimento dello standard, previsto dalla legge attraverso i piani, si sposta nelle modalità dell’intervento diretto, a costo di una frammentazione e, quindi, di una minore efficacia dei benefici pubblici, a vantaggio di una fluidificazione ed istantaneità delle trasformazioni private. Si indebolisce il piano, come progetto di territorio, e si promuove una sorta di governo dei flussi di trasformazioni parcellizzate.

Quarta questione, di contesto: lo iato generazionale delle leggi regionali. La legge insegue una tendenza liberista ma si inserisce in un contesto legislativo regionale dirigista. Nel Lazio i piani urbanistici comunali vanno ancora dimensionati in rapporto ad un fabbisogno stimato sulla crescita demografica decennale che non può superare il 30%; l’edilizia residenziale pubblica, se prevista, deve assorbire una quota compresa tra il 30 ed il 70% delle previsioni del piano. E, nel contempo, si libera un incremento indefinito dei carichi insediativi per pratiche edilizie non governate, fuori delle previsioni dei piani. Abbiamo una regione schizofrenica, oppure c’è un doppio binario, massimalista sui principi giuridici ed empirista nella gestione?

Quinta questione, di resistenza: l’inderogabile necessità di una legge regionale riformista per il governo del territorio.
Non richiede spiegazioni.

[L.R. 16 Aprile 2009, n. 13 - Disposizioni per il recupero a fini abitativi dei sottotetti esistenti: visualizza il testo di Legge]

lunedì 27 aprile 2009

Quale Piano per la casa?

Pensare lo spazio urbano: la proposta dell’Istituto Nazionale di Urbanistica
di Simone Ombuen (segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e membro del Direttivo INU Lazio)

Sin dalle prime avvisaglie di una possibilità di intervento del Governo nel merito dei temi edilizi ed urbanistici in chiave di rilancio economico si è rilevata un’ampia diversificazione delle posizioni, e la necessità di presidiare il tema con delle elaborazioni che entrassero nel merito delle ipotesi annunciate. La vaghezza e la contraddittorietà dei testi via via rilasciati e le modalità di relazione assunte dal Governo nei confronti dei soggetti e delle sedi istituzionalmente preposte alla valutazione del provvedimento danno l’occasione per alcune valutazioni sia nel merito dei problemi che nei metodi utilizzati, sia pur ancora in pendenza di una proposta ridefinita da parte del Governo (al 16.04.09).

Edilizia e sviluppo economico
Non vi è dubbio che un elemento di relazione fra Governo del territorio e sviluppo economico esista. Prova ne sia il lungo elenco di provvedimenti di contenuto sostanzialmente urbanistico che nella storia della Repubblica, a volte impropriamente, sono stati rubricati come provvedimenti per lo sviluppo economico e l’occupazione, a partire dal famoso Piano Fanfani. La pianificazione urbanistica è il principale strumento per la ripartizione delle rendite urbane fra i proprietari immobiliari, e presidia gli assetti del sistema produttivo e la realizzazione delle infrastrutture, elementi di rilevantissimo impatto economico. Inoltre il sistema insediativo svolge anche, ed in misura crescente, un compito di “fissaggio” del reddito e del plusvalore prodotto a fronte della sempre maggior velocità di ristrutturazione dei cicli produttivi e crescente labilità del sistema finanziario internazionale, afflitto ormai da molti anni da periodiche e gravi perturbazioni, anche molto prima dei recenti gravi fatti.In merito a tale rapporto il centro della proposta INU è costituito dal rilancio della progettualità pubblica, strutturale e strategica, concepita secondo i nuovi principi di sussidiarietà verticale - fra i diversi soggetti del governo pubblico - ed orizzontale - fra pubblico privato e terzo settore. Realizzata attraverso gli strumenti della copianificazione / programmazione integrata e del partenariato pubblico-privato. Sostanzialmente un metodo di nuova programmazione che attraverso la definizione di orientamenti ed obiettivi di lungo periodo per la cura e la trasformazione dei fattori produttivi territoriali essenziali svolga la funzione di costruzione di scenari stabili in riferimento ai quali ricostruire il tessuto delle aspettative dei diversi soggetti economici e sociali, e avviare un nuovo ciclo di investimenti.
In un momento di grave crisi economica l’intento di rilanciare gli investimenti e la domanda interna è in linea generale condivisibile. Le proposte del Governo tendono tuttavia per alcuni aspetti ad opporre necessità contingenti a scelte di lungo periodo, e rischiano così di far sfuggire l’occasione di cambiare il modello di sviluppo del Paese, correzione più semplice in un momento di profonda ristrutturazione, nel quale a causa della contrazione della domanda l’investimento in ulteriore capacità produttiva non ha senso, mentre gli unici investimenti che pagano sono quelli in risparmio e nell’innovazione che apre nuovi mercati e prodotti, nuove domande. In particolare l’orientamento di mobilitare la capacità d’investimento dei piccoli risparmiatori a favore di un incremento dei consumi abitativi (il 20% di ampliamenti per le villette) rischia di sottrarre energie alla realizzazione del recupero dei veri elementi di ritardo del Paese, vale a dire la sua dotazione di beni pubblici territoriali (infrastrutture, servizi), che più marcatamente segnano la sua distanza dall’Europa.

Semplificazione e controllo pubblico
Quanto ai temi di sussidiarietà, semplificazione e razionalizzazione, un incompleto processo di transizione verso nuovi principi sussidiari nell’organizzazione del sistema di governo del Paese e la perenne interruzione di tutti i percorsi riformisti tentati negli ultimi 17 anni ci consegnano un sistema di governo complesso e per certi versi incomprensibile, cariato da inefficienze e non informato dai principi di autonomia / responsabilità e leale collaborazione. La necessità di tutelare un numero sempre crescente di beni comuni non riproducibili, che vengono così attratti nella sfera dell’intervento pubblico, ha moltiplicato nel numero e nei livelli i soggetti dotati di poteri interdittivi, senza che alla maggior consapevolezza delle tutele si accompagnasse una più elevata eppur necessaria capacità di progetto complessivo. Su questi aspetti la proposta INU, attenta a pervenire a sostanziali semplificazioni nel rispetto della inevitabile complessità nella gestione dei beni pubblici in questione, è incentrata sulla copianificazione, un istituto che si basa su principi di trasparenza, razionalità ed efficienza. Esso prevede la compresenza di tutti i poteri pubblici pertinenti agli atti deliberativi (sussidiarietà verticale), con la formazione di quadri conoscitivi condivisi e preliminari che evitino che l’esercizio di competenze separate si possa tradurre di fatto in una carie dei principi di responsabilità e leale collaborazione. L’accertamento preventivo fra soggetti pubblici dei termini di tutela e trasformabilità consente poi al successivo momento operativo di essere sviluppato in piena autonomia al livello più prossimo al cittadino, ed in collaborazione fra pubblico e privato (sussidiarietà orizzontale).
Dal suo canto il Governo dà le viste di voler ridurre in misura consistente le funzioni di regolazione e controllo, affidando gli elementi tecnici alla competenza di singoli professionisti e gli elementi estetici e qualitativi al buon gusto della popolazione. Ciò rischia di veicolare un messaggio di sostanziale svilimento delle funzioni pubbliche di governo delle trasformazioni. Un approccio nel quale la semplificazione viene perseguita con il troncamento della complessità anziché attraverso la sua comprensione, e che segnala un rilevante scarto rispetto al percorso prescelto in sede di Unione europea, ambito nel quale dalla valutazione integrata alla Carta europea del Paesaggio alla strategia energetica 20-20-20 tutte le più rilevanti politiche si distinguono per sollecitare un più elevato livello di consapevolezza della crescente ed inevitabile complessità ed interdipendenza con la quale le questioni di governo vanno proponendosi, tanto più nei loro aspetti territoriali.
Anche per quanto riguarda la revisione del Testo Unico Edilizia, sul quale si concentrano gran parte delle residue attività del Governo ora che il tema ampliamenti è stato sostanzialmente regionalizzato, va rilevato che l’idea di abrogare ogni titolo abilitativo per le attività di straordinaria manutenzione e per i cambi di destinazione d’uso rischia di rendere più complessa l’opera di controllo delle trasformazioni anziché agevolarla.

Razionalizzare il consumo del suolo
Vi sono poi gli aspetti relativi a demolizione/ricostruzione, messa in sicurezza, efficienza energetica e sostenibilità ambientale, consumo di suolo. Qui va rilevato come la maggior parte del patrimonio edilizio del Paese, realizzato fino agli anni ’70, è caratterizzato da diffusi fenomeni di degrado edilizio, da scarsa qualità dell’ambiente al contorno, dal mancato adeguamento alla normativa sismica e da un rilevante tasso di inefficienza energetica. Elementi che a loro volta producono una generale insostenibilità ed insicurezza ambientale dell’urbano.
L’INU ha da tempo messo al centro della propria azione il tema della sostenibilità ambientale degli insediamenti e della necessità di iniziative di demolizione e ricostruzione con finalità di riordino insediativo, di efficienza energetica. In particolare con una lunga campagna condivisa con ANCE e Legambiente, iniziata nel 2001 e sviluppata in una serie di iniziative. Più di recente l’INU ha posto la centralità della riflessione sulla riduzione dei consumi di nuovo suolo, e della costruzione di politiche attive per la riduzione di tali consumi per annullarli progressivamente.Oggi non può che dar soddisfazione il vedere temi da lungo tempo promossi dall’INU divenire elementi di proposte di governo. Occorre tuttavia rilevare che l’ipotesi di sganciare le iniziative di demolizione e ricostruzione e di efficientizzazione energetica da obiettivi di riordino territoriale ed insediativo genera il rischio che in nome di un puro aumento dell’attività edilizia e dei consumi abitativi si finisca per agevolare trasformazioni anche su edifici e in contesti nei quali esse risulterebbero improprie o nocive, come accadde con i contributi del 36% che sono stati utilizzati anche per ristrutturare immobili abusivi non condonati o edifici, siti negli alvei dei fiumi o in zone affette da grave rischio idrogeologico, che sarebbe meglio demolire. Va poi valutato il fatto che, pur se più efficiente dal punto di vista energetico, in linea di massima un edificio più grande tende comunque ad avere consumi energetici maggiori di un edificio piccolo.
Inoltre, nell’ipotesi di trasferimento dei volumi nelle operazioni di demolizione / ricostruzione esiste la fondata possibilità che il bilancio urbanistico non sia affatto a saldo zero, ma che si generi comunque una domanda aggiuntiva di realizzazioni urbanizzative che, anche ove risultasse ambientalmente sostenibile sarebbe bisognoso di specifica copertura economica e di implementazione operativa.Infine, una manovra sul fronte dell’efficienza energetico-ambientale non è completa se non consente il varo contestuale di misure di contabilità ambientale che mettano gli enti locali protagonisti di tali politiche in grado di emettere certificati bianchi sul mercato delle emissioni a parziale recupero dei sovraccosti sopportati, così come evidenziato nelle attività svolte da INU in collaborazione con l’Associazione Agenda 21 Italia.

Un tributo urbanistico ordinario di scopo
Quanto ai temi del partenariato per la realizzazione delle dotazioni territoriali pubbliche, del recupero di risorse e della fiscalità, va segnalato che l’economia pubblica italiana è da tempo particolarmente affaticata da uno dei debiti pubblici procapite più alti del Mondo, che pesa come un macigno sulla possibilità degli enti di governo del territorio di avviare credibili manovre economico-finanziari e sul patrimonio. In tali condizioni la produzione di beni pubblici è necessariamente poggiata sulla costruzione di rapporti partenariali con i soggetti privati, che dalla realizzazione dei beni pubblici ricavano anche le quote più significative di vantaggi economici.
Tale stato di cose è stato accentuato dalla abolizione della principale forma di fiscalità immobiliare, l’ICI, che ha anche privato i comuni di una fonte stabile e rilevante di mezzi propri. Con l’abolizione dell’obbligo di destinazione dei contributi e degli oneri urbanizzativi alla realizzazione delle dotazioni territoriali, avvenuto nel 2001, gli enti di governo del territorio non dispongono più di un flusso di risorse specificatamente destinato a tale scopo. Infine l’aggravamento della crisi economica, con la riduzione dei flussi di transito, sta via via facendo saltare le condizioni di sostenibilità economico-finanziaria delle operazioni di PF già avviate, e producendo una progressiva marginalizzazione di tale strumento, in particolare per le operazioni di importo medio-alto (cfr. http://www.infopieffe.it/).
La proposta INU è da tempo orientata alla costruzione di partenariati che consentano la realizzazione delle dotazioni territoriali, sia attraverso i nuovi istituti della perequazione e della compensazione, sia con l’utilizzo delle varie forme di project financing, sia con la previsione a regime di manovre sul patrimonio immobiliare degli enti locali, che agevoli la formazione di demani e patrimoni immobiliari da porre a base di politiche urbanistiche e di valorizzazione insediativa.
Nell’attuale condizione di crisi poi per la costruzione del partenariato economico è indispensabile un buon livello di coordinamento tra studi di sostenibilità economico-finanziaria e caratteri della progettazione urbanistico-territoriale, giacché in una condizione di crescenti incertezze il principale elemento di ricostruzione dell’opportuno livello di fiducia è la redazione di elaborazioni particolarmente scrupolose e aderenti alla realtà in atto, elaborazioni molto facilitate nel caso di strumenti di governo del territorio coerenti rispetto alla proposta culturale dell’INU.
È infine auspicabile l’avvio del dibattito per la reintroduzione di un tributo urbanistico ordinario di scopo, da tutti gli immobili, che vada a costituire la piattaforma di base della sostenibilità finanziaria della vita dell’ente territoriale, e all’interno del quale, attraverso opportune modulazioni, divenga possibile articolare specifici programmi di riqualificazione e di incremento della dotazione infrastrutturale dei sistemi urbani.
In questo campo gli atteggiamenti del Governo sono vari e poco decifrabili; se da un lato si evidenzia una spinta alla dismissione dei patrimoni pubblici al fine di reperire risorse fresche e non produrre politiche in debito, dall’altro l’esercizio degli stringenti vincoli del Patto di Stabilità dimostra l’intenzione di contenere e/o ridurre il grado di autonomia locale nella gestione delle politiche fondiarie. Va inoltre considerato che in caso di rinegoziazione delle risorse ordinarie e della distribuzione del debito storico fra i diversi enti titolari del governo del territorio, al parziale alleggerimento del carico di debiti dello Stato centrale corrisponderebbe un pesante aggravamento dei bilanci dei vari soggetti del sistema delle autonomie, con ulteriore peggioramento dei relativi rating.

La Riforma federale e il territorio
Il quadro del campo legislativo che ci ha lasciato l’ultima riforma del Titolo V della Costituzione è ancora complesso e attraversato da ricorrenti incertezze, sempre appeso agli esiti dei lavori della Consulta. Tanto più grave appare poi la situazione della materia “governo del territorio”, materia trasversale per definizione, nella quale la corretta interpretazione ed allocazione di funzioni riveste sempre caratteri problematici.
Da tale condizione è venuto via via emergendo con forza il ruolo della Conferenza unificata Stato-regioni-città, luogo ultimo di concertazione fra i principali soggetti istituzionali portatori ad oggi di competenze in materia. Tuttavia ad oggi emergono ancora rilevanti contraddizioni, giacché i poteri legislativi sono radicati nel Parlamento e nei Consigli regionali, mentre la Conferenza unificata è tipicamente luogo d’incontro degli esecutivi, organi di rado dotati di poteri diretti in materia di legislazione (salvo decretazione d’urgenza).
L’INU ha da tempo colto la rilevante complessità generata dall’avvio a regime della riforma federalista, di fatto già incompiuta all’atto della sua formulazione. In tal senso ha esplicitamente avviato le attività di consultazione con il Parlamento e con Stato e regioni e i principali soggetti della rappresentanza locale organizzata (ANCI, UPI, Uncem) al fine di addivenire a un percorso condiviso per la definizione della legislazione quadro per il governo del territorio.
Le ultimissime vicende relative al cosiddetto “piano-casa” del Governo hanno dimostrato come anche in sede governativa in alcuni passaggi il livello di comprensione della complessità delle relazioni interistituzionali cui è giunta la vita democratica del Paese è risultato essere assai scarso, con il rischio di generare effetti di scollamento e disgregazione. Di certo il varo dell’intesa approvata in Conferenza Unificata in data 1 aprile ha rappresentato un sostanziale ripristino del rispetto dei diversi ruoli istituzionali. In particolare l’INU ha salutato con favore la decisione di attribuire comunque alla pianificazione locale il compito di definire gli ambiti urbani nei quali consentire l’esercizio dei modesti incrementi volumetrici consentiti in via straordinaria, visto che è solo la pianificazione comunale quella in grado di svolgere una corretta valutazione degli effetti locali di tali trasformazioni.

Ora, anche a causa degli eventi sismici d’Abruzzo, che hanno riportato all’attualità le questioni relative alla protezione sismica e alla sicurezza sismica degli edifici, l’ampiezza e la rilevanza dei temi all’ordine del giorno rendono viepiù attuale un intervento legislativo organico per la materia “governo del territorio”, oggi giacente all’attenzione della Commissione VIII della Camera dei Deputati con varie proposte di legge. Tuttavia, paradossalmente, è proprio la pressione del concitato incedere del Governo, che medita persino di introdurre elementi normativi su perequazione e compensazione “in stralcio”, che oggi limita fortemente l’esercizio legislativo da parte dei competenti organi parlamentari.
D’altro canto la recente esperienza del tavolo di lavoro delle Regioni ha mostrato come per la prima volta da molti anni il coordinamento tra le regioni, messo alla frusta dall’urgenza del Governo, abbia saputo segnare un punto di accordo positivo, che ove trovasse conferme potrebbe costituire un importante precedente per le attività di approfondimento e concertazione che il varo di una riforma quadro di livello statale comporterebbe.

[articolo pubblicato su Governare il territorio (periodo telematico a cura della Lega delle Autonomie) anno 6 n. 3/2009 - http://www.governareilterritorio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=207&Itemid=1]

lunedì 20 aprile 2009

Cosa vi ricorda?

La storia è ciclica... si ripete...

Durante la puntata di Anno Zero dello scorso giovedì 16 aprile - è possibile rivederla interamente in streaming sul sito http://mediapolis.rai.it/relinker/relinkerServlet.htm?cont=ssSlashdikgwew9kUeeqqEEqual - verso la conclusione del dibattito e dei servizi, l'onorevole Niccolò Ghedini (Popolo della libertà) ha presentato un disegno (un planivolumetrico a colori molto accattivante) sul nuovo modello di città che il nostro Presidente del Consiglio vorrebbe costruire in ciascuna delle Province italiane.

Si allega l'immagine (poco chiara, ci scusiamo... ma è tratta dal sito di Anno Zero e non siamo riusciti - al momento - a trovarne una più nitida) e una domanda sorge spontanea....


cosa vi ricorda tutto ciò?

Si segnala inoltre, all'inizio della puntata, una bella intervista a Salvatore Settis sul Piano Casa proposto dal Governo.

giovedì 16 aprile 2009

L'INU per la ricostruzione post-terremoto

L'INU nazionale ha avviato l'iniziativa
"Ricostruire L'Aquila.... il Blog degli Urbanisti"
che l'INU Lazio vuole pubblicizzare e alla quale vuole dare il proprio contributo anche attraverso questo blog.

L’INU nel dibattito sulla ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio

L’INU intende essere presente nel dibattito sulla ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio attraverso la realizzazione di un forum di dibattito discussione nel merito dei criteri di ricostruzione e di progettazione urbanistica da seguire

I contributi afferenti a tale forum possono essere così riassunti:
- L’INU lancia un invito a tutte le facoltà di Architettura ed Ingegneria d’Italia perché diano la loro opinione sugli obiettivi e sui metodi da utilizzare nella ricostruzione post-sismica dell’Aquila e del suo territorio. I vari contributi che giungeranno verranno pubblicati sulla pagina web dedicata.

- L’INU ha avviato la formazione di una rassegna stampa specifica sul tema del terremoto e della ricostruzione, che renderà disponibili i principali contributi che via via emergeranno sul tema da parte dei vari interlocutori.

- L’INU sollecita la propria base associativa, ed in particolare i soci delle sezioni regionali particolarmente interessate da problemi di sismicità (Friuli V.G., Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo e Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia) a voler dare i loro contributi nel merito delle maggiori problematiche operativo-gestionali riscontrate in occasione di precedenti eventi sismici distruttivi nelle loro realtà, nonché relativamente alla realizzazione di nuove città in luogo o nei pressi di quelle colpite da eventi calamitosi.

- L’INU apre infine le colonne del proprio blog alla voce di tutti coloro che vorranno contribuire allo sviluppo del dibattito che si vuole qui promuovere.


Fra le attività che si svilupperanno dagli scambi d’opinione su queste pagine si prevedono:
- specifiche uscite sulle riviste dell’INU
- convegni e seminari, a carattere sia nazionale che locale
- momenti di interlocuzione istituzionale con le Autorità preposte alle operazioni di ricostruzione
- ulteriori lanci di forum tematici via via che il corso degli eventi ne suggerirà l’avvio

Il testo e le foto sono state tratte dal sito/blog specifico, che può essere consultato all'indirizzo http://www.inu.it/blog/terremoto_abruzzo/

mercoledì 15 aprile 2009

DL Casa: il "piano B"

Che cosa nasconde il Piano B del Governo
di Salvatore Settis

LA TRAGEDIA dell' Abruzzo martoriato dal terremoto spazza via la farsa del cosiddetto "piano casa".
Frutto di cinica improvvisazione in caccia di voti, esso prevedeva persino «procedure semplificate per le costruzioni in zone sismiche», fra cui l' abolizione di ogni autorizzazione preventiva, sostituita dal «controllo successivo alla costruzione, anche con metodi a campione». Ci sono voluti centinaia di morti perché un residuo di decenza cancellasse (sembra) queste parole sinistre, preludio a nuovi disastri, a nuovi lutti. Conflitti di competenza Stato-Regioni, furberie e tatticismi procedurali hanno ormai consegnato il "piano casa" a una sorta di percorso carsico, da cui esso riemerge ogni giorno in vesti mutate. Ma è vero che il "piano casa", «a furia di passare di mano in mano e dal setaccio delle Regioni, è diventato un pianerottolo» (così Feltri su Libero)?
O ha ragione invece Bartezzaghi quando scrive che, accantonato il Piano A, il governo è passato a un Piano B («l' opzione alternativa, la via di fuga, la riserva mentale, la scappatoia»)?
E il Piano B, scritto con la voglia del Piano A, non ne avrà conservato, nonostante le copiose lacrime di coccodrillo, le peggiori istanze?

Per valutare il Piano B e i suoi travestimenti, ricordiamoci quel che diceva il Piano A.
Esso incoraggiava ampliamenti indiscriminati di tutti i fabbricati, infestando case e condomini con funeste escrescenze: ampliamenti del 20% degli edifizi ultimati entro il 2008, per giunta con opzione di acquisto dai vicini delle quote di loro spettanza, onde raddoppiare (e oltre) quel 20%; per chi abbatta un edificio, possibilità di ricostruirlo ampliato del 35%. Il tutto in deroga a ogni norma vigente, mediante il ricorso massiccio al silenzio-assenso e alla d.i.a. (dichiarazione inizio attività), che perfino nei centri storici doveva precedere (di fatto, sostituire) il parere delle Soprintendenze, ribaltando la sequenza prevista dal Codice dei Beni Culturali e dal T.U. per l'edilizia.
Insomma, la legalizzazione previa di abusi e reati: una vera e propria istigazione a delinquere nei panni di una bozza di legge, un regalo agli «osceni palazzinari di cui ci lamentiamo da anni, ai comuni annaspanti nella corruzione, ai costruttori senza regole e ai politici imbroglioni: uomini che disprezziamo, ma che sono stati prodotti da noi, sono parte di noi, e il nostro disprezzo non ci protegge dalle loro malefatte» (Orhan Pamuk).

Molto si è reclamizzato il fatto che nel Piano B uscito dalla Conferenza Stato-Regioni del 31 marzo, e rimaneggiato fino al 9 aprile, le escrescenze (la "soluzione 20%") vengano limitate a villette uni e bifamiliari (resta invece la "soluzione 35%" per la demolizione e ricostruzione di edifici residenziali di qualsiasi dimensione), e che ne vengano esclusi i centri storici. Resta da capire come mai una norma che prevede la rottamazione dei fabbricati di bassa qualità costruttiva (quelli che all' Aquila sono crollati come castelli di carta) inciti poi a ricostruirli più in grande senza garanzie di sicurezza; e questo in un Paese che da decenni vede il drammatico calo di tecniche costruttive e controlli pubblici, come le rovine d' Abruzzo dimostrano anche ai ciechi.
Ma il Piano B fa di peggio.
Dove il Codice dei Beni Culturali prevede l' autorizzazione paesaggistica preventiva, con controlli incrociati di Stato, Regioni ed Enti locali (art. 146), si sostituisce la vana opzione di annullamento ex post di quanto già approvato dai Comuni, ma «solo per contrasto con le prescrizioni del Codice»; e ciò in via permanente (secondo una versione), ovvero fino al 2011 (secondo un' altra, che però aggiunge il silenzio-assenso). Peggio ancora, e ancora contro il Codice, un basso espediente causidico nullifica ogni potere e responsabilità dello Stato nella gestione dei vincoli paesaggistici, obbligando il Soprintendente ad esprimersi in una "conferenza dei servizi", cioè a sedere a un tavolo in cui può facilmente esser messo in minoranza dai rappresentanti degli enti locali, anche se privi di competenza tecnica in materia di paesaggio. Si assimilano alla manutenzione ordinaria e straordinaria gli interventi di "edilizia libera", prefigurando un condono garantito a regime, e si estende in perpetuo la sanatoria paesaggistica che il Codice bloccava al 2004. Infine, si delega il Governo a "semplificare" le sanzioni degli illeciti paesaggistici, depenalizzando in particolare le false dichiarazioni tecniche dei progettisti, punibili solo dopo l'accertamento del danno (cioè dopo il prossimo terremoto, dopo altri lutti e rovine).

Anche il Piano B calpesta dunque senza scrupoli il Codice dei Beni Culturali, che pure nacque da un altro governo Berlusconi, e a cui ministri e loro lacché continuano a rendere omaggio pro forma, mentre lavorano per smantellarlo.
Intanto le Regioni, dopo aver protestato perché il Piano A non rispettava le loro competenze, tacciono, soddisfatte del Piano B, quasi per un patto scellerato: accettano di subire l' invadenza dello Stato sul piano casa, purché i controlli paesaggistici previsti dal Codice vengano posticipati sine die o annullati. Questo richiamo al Codice non è l' ubbía di qualche nostalgico.
I valori in gioco sono la memoria storica del Paese, la sua dignità etica, il patrimonio naturale e artistico che abbiamo ereditato dai nostri padri e dobbiamo trasmettere ai nostri figli. Sono valori presidiati dalla Costituzione: e sarebbe bene che qualcuno, a Palazzo Chigie dintorni, andassea rileggersi l' articolo 9 («La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione»), e si ricordasse che, in quanto inserito tra i principi fondamentali, esso è sovraordinato a tutto quel che segue, inclusa l' attività economica privata, che «non può svolgersi in contrasto con l' utilità sociale» (art. 41).
Perciò la Corte Costituzionale ha spesso sancito la «primarietà del valore esteticoculturale, che non può esser subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici», e anzi dev' essere «capace di influire profondamente sull' ordine economico - sociale» (151/1986), affermando che il paesaggioè «un valore primario e assoluto, che precede e costituisce un limite agli altri interessi pubblici» (367/2007).
Precisamente il contrario della ratio del piano-escrescenze, che fa appello all' egoismo individuale per inondare città, borghi e campagne d' Italia con un' immensa colata di cemento. Sarebbe un delitto contro l' ambiente come bene pubblico, contro la storia e la memoria di questo Paese: questo vuol dire il severo, tempestivo monito del Capo dello Stato contro le «molte insidie alla salvaguardia del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, valori che la Costituzione tutela e di cui impone il rispetto».

Il terremoto d' Abruzzo è una tragedia per l' Italia, e costringe, oltre le emozioni del momento, a un severo riesame delle priorità nazionali. Se davvero vogliamo "far ripartire i cantieri", questo è il momento di ricordarsi delle leggi antisismiche, ogni giorno disattese: basti ricordare le misure del governo Berlusconi nel 2003 dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia, mai entrate in vigore dopo svariati rinvii (l' ultimo dei quali nel recente "decreto milleproroghe"). Anziché costruire il ponte sullo Stretto di Messina (una delle aree più sismiche del mondo, oltre centomila morti nel terremoto del 1908), è il momento di concentrare energie e investimenti in un grandioso piano di messa in sicurezza del Paese (non solo monumenti, ma case, scuole, ospedali, uffici, fabbriche, università, musei) con le tecnologie antisismiche più avanzate, come in Giappone e in California, promuovendo architetture di qualità, inasprendo e non allentando i controlli.
Anziché legiferare per poi cancellare le norme mediante indecenti sequele di "rinvii", è il momento di attivare la virtuosa ricostruzione non di anonime new town che cancellino memoria storica e identità culturale, ma del prezioso tessuto abitativo, anche "minore", della nobile terra d' Abruzzo, mantenendo le caratteristiche costruttive dei borghi (come dopo un altro terremoto fu fatto, nelle Marche assai meglio che in Umbria).
Invece di irresponsabili demolizioni, l' Abruzzo merita una campagna di accurato ripristino: non è un caso che abbiano retto benissimo al terremoto le case della splendida Santo Stefano di Sessanio, sul Gran Sasso, restaurata di recente come "albergo diffuso" nel rispetto delle norme antisismiche. Profitto imprenditoriale e rispetto delle regole di tutela si possono coniugare, salvando vite umane.

Non di uno sgangherato "piano casa" ha bisogno l' Italia, ma di un vero piano-sicurezza, che sia insieme un piano-tutela dell' ambiente, del paesaggio, della memoria storica.

La Repubblica - 14 aprile 2009
(sezione: PRIMA PAGINA)

venerdì 10 aprile 2009

Resoconto del Direttivo del 6 aprile 2009

SINTESI DELLE INDICAZIONI OPERATIVE
EMERSE DAL DIRETTIVO DELL’INU-SEZIONE LAZIO
(6 aprile 2009)

Nel corso dell’ultimo Direttivo sono emerse alcune indicazioni operative delle quali riteniamo utile informare tempestivamente tutti i soci.

Gruppi di Lavoro.
Si è tenuta un’ampia discussione dalla quale sono emersi alcuni temi quali: “ambiente, energia e clima”, “spazio pubblico/abitare la città”, “infrastrutture e mobilità”, “area vasta e paesaggio”, “edilizia residenziale sociale”.
Il rappresentante della Provincia di Roma ha suggerito i temi degli “effetti degli interventi per i centri storici minori” e “regolamenti edilizi comunali: quali novità?”.
È emersa anche da più interventi l’esigenza di intrecciare temi diversi per coglierne meglio significati e attualità.
Si è deciso di proseguire la riflessione e sollecitare l’invio di brevi documenti (alcuni sono già stati presentati e verranno inviati quanto prima) su eventuali ulteriori proposte di GdL che saranno sottoposte all’attenzione della prossima riunione del Direttivo, aperta a tutti i soci che vorranno partecipare, e si terrà il giorno 7 maggio alle ore 16.30 presso la sede di Piazza Farnese.

Elaborazione di una posizione della Sezione e conseguente iniziativa sulla sentenza del TAR e sulla richiesta di sospensiva avanzata con i ricorsi del Comune di Roma, della Regione e della Provincia.
Si è convenuto di predisporre un comunicato nel quale annunciare, anche una assemblea pubblica sul tema PRG di Roma la cui data è stata indicata orientativamente per il 21 maggio.

Aggiornamento e potenziamento della attività di comunicazione e del sito web dell’INU Lazio. Si è deciso di attivare una riflessione operativa sulle due proposte avanzate da Alessandra Cazzola e Mario Spada.
Referenti in proposito Alessandra Cazzola, Lucia Nucci e Mario Spada.
Si è anche deciso di avviare da subito un blog sperimentale.

Si sono decise le date per una iniziativa a Viterbo (fine maggio, a cura di Nico Savarese) e per una riunione della Giunta (Cecchini, Contardi, Giannino, Savarese) aperta ai membri del Direttivo che vogliano partecipare (venerdì 24 aprile).

Il Presidente della Sezione Lazio: Domenico Cecchini
Il Segretario della Sezione Lazio: Carmela Giannino

mercoledì 8 aprile 2009

Sospesa la sentenza del TAR sul Nuovo PRG di Roma

COMUNICATO DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA
SEZIONE LAZIO

IL CONSIGLIO DI STATO HA SOSPESO LA SENTENZA DEL TAR
IL PIANO REGOLATORE TORNA PIENAMENTE IN VIGORE

Il 19 marzo scorso il Tribunale Amministrativo del Lazio aveva annullato le ultime delibere della Regione Lazio e del Comune di Roma di approvazione del nuovo Piano regolatore Generale di Roma. INU Lazio aveva segnalato la gravità della sentenza che, riportando in vigore il Piano Regolatore del 1965, faceva tornare indietro di quasi mezzo secolo la città e il suo territorio.

Ieri il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi del Comune, della Regione e della Provincia sospendendo l’efficacia della sentenza del Tar e fissando al 7 luglio prossimo la discussione nel merito.
Il testo dell'ordinanza, pubblicato stamattina, esprime un netto orientamento del Consiglio di Stato a favore delle procedure seguite per l’approvazione del PRG. La IV Sezione del Consiglio afferma fra l’altro che “. . . il vizio procedimentale ravvisato dal primo giudice (il TAR, n.d.r.), e che costituisce il motivo unico e assorbente dell’annullamento degli atti impugnati, appare superato dal successivo intervento in sede di approvazione del PRG dello stesso Consiglio Comunale . . .”. L’ordinanza, argomentando in modo ampio “l’irrilevanza dell’omissione suindicata” (quella che a giudizio del TAR avrebbe commesso il Comune n.d.r.) accoglie i ricorsi di Comune, Regione e Provincia e sembra anticipare un futuro giudizio favorevole anche nel merito.

L’INU Sezione Lazio auspica che Regione, Provincia e Comune concordino anche in futuro i modi più rapidi ed efficaci per assicurare la tenuta giuridica del Piano, oggi avvalorata dal Consiglio di Stato, scoraggiando così ricorsi pretestuosi e ideologici.

L’INU Sezione Lazio ribadisce la necessità che sia data concreta attuazione al Piano in modo da migliorare la qualità della città e del territorio ed in particolare:
- CHE siano tutelati i valori paesaggistici, storici e produttivi dell’Agro romano e della rete ecologica che rappresentano i 2/3 del territorio comunale, e siano promosse attività di conoscenza e di pratica ambientale nelle scuole. In proposito sollecita ancora una volta il Comune a non usare aree agricole o destinate a verde e servizi per costruire nuove abitazioni e ricorda che, come è stato dimostrato in altra sede, nei prossimi 5 anni possono essere realizzati non meno di 10.000 alloggi di edilizia sociale in locazione in aree già previste come edificabili dal Piano regolatore, evitando contenziosi e integrando la nuova edilizia pubblica con quella privata, residenziale e non residenziale.
- CHE siano rilanciati con vigore gli investimenti per il trasporto pubblico su ferro, per i tram, le linee metropolitane e la rete ferroviaria regionale di superficie, in modo da permettere una migliore mobilità ed una riduzione delle emissioni nocive
- CHE sia finalmente assicurata, a garanzia di un vero riassetto policentrico della città e dell’area metropolitana e della qualità delle realizzazioni, una regia pubblica delle nuove centralità e dei programmi integrati.

Su questi temi l’INU Lazio è pronto a dare il proprio contributo tecnico e culturale ed ha convocato per il 21 maggio prossimo una assemblea dei soci.

Per il Direttivo dell’INU Sezione Lazio
Il Presidente: Domenico Cecchini
Il vice-Presidente: Lucio Contradi

Il Consiglio di Stato salva il PRG di Roma

da La Repubblica - ROMA

Piano Regolatore, il Consiglio di Stato lo salva
di Giovanna Vitale

Il Piano regolatore generale di Roma è salvo.
Lo ha stabilito la quarta sezione del Consiglio di Stato che ieri - dopo aver unificato i tre ricorsi presentati in appello da Comune, Provincia e Regione - ha sospeso l'esecutività della sentenza con la quale il Tar, il 19 marzo, aveva parzialmente demolito il documento urbanistico approvato nel febbraio 2008 dall´amministrazione di centrosinistra.
Piano che non solo resta pienamente operativo, ma - a giudicare dalle motivazioni offerte dai giudici di Palazzo Spada - non avrà neppure bisogno di ulteriori interventi. In sostanza, va bene così: la procedura seguita è stata corretta.

L'esatto contrario di quanto invece sostenuto dal Tribunale amministrativo regionale che, venti giorni fa, aveva annullato parzialmente il Prg rilevando la mancanza del «segmento procedimentale relativo all´approvazione da parte del consiglio comunale delle modifiche apportate dalla Conferenza di copianificazione rispetto al piano adottato».
Secondo i magistrati di primo grado, non doveva essere la Conferenza di co-pianificazione (in quanto organo tecnico, dunque meramente istruttorio e non deliberativo) a riadattare il Prg in base alle osservazioni e alle controdeduzioni presentate, bensì l´assemblea capitolina. Che, però, sul punto non si sarebbe mai espressa, limitandosi a una mera ratifica nella seduta conclusiva di approvazione.

Un "salto" che, ribadì allora il Tar, faceva decadere tutti i provvedimenti successivi, compreso l´accordo sindaco-governatore e il varo finale da parte dell´aula Giulio Cesare. Da qui la necessità di un nuovo accordo e di un nuovo voto in consiglio comunale per sanare il vizio rilevato.Di opposto avviso il Consiglio di Stato. Che, contrariamente a quanto di solito avviene quando si accolgono le istanze cautelari, non si è limitato a fissare per il 7 luglio l´udienza per l´esame nel merito. Bensì ha censurato pesantemente il provvedimento del Tar, di fatto anticipando la sentenza di appello.
Scrive infatti l´estensore dell´ordinanza, il consigliere Raffaele Greco: «Il vizio procedimentale ravvisato dal primo giudice, e che costituisce motivo unico e assorbente dell´annullamento degli atti impugnati, appare superato dal successivo intervento in sede di approvazione del Prg dello stesso Consiglio comunale, del quale si era lamentato il mancato intervento in sede di verifica delle modifiche introdotte dalla Conferenza istruttoria».
Segue una dotta dissertazione in cui si spiega nel dettaglio come e perché il "vulnus" rilevato dal Tribunale amministrativo del Lazio è stato superato. Tre considerazioni in punta di diritto che mettono una pietra tombale su ogni possibile contestazione. «Anche se ho ancora letto le motivazioni, la sospensiva è comunque una buona notizia», commenta a caldo l´assessore all´Urbanistica, Marco Corsini. «Ora ci incontreremo con il sindaco Alemanno e decideremo insieme il da farsi».

(08 aprile 2009)

lunedì 6 aprile 2009

Sentenza TAR vs Nuovo PRG di Roma

COMUNICATO DELL’ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA
SEZIONE LAZIO

IL CONSIGLIO DI STATO RIVEDA LA SENTENZA DEL TAR.
INU-SEZIONE LAZIO AUSPICA CHE IL PIANO REGOLATORE TORNI IN VIGORE AL PIÙ PRESTO.

Il 19 marzo scorso il Tribunale Amministrativo del Lazio ha annullato le ultime delibere della Regione Lazio e del Comune di Roma di approvazione del nuovo Piano regolatore Generale di Roma. Questa sentenza crea una situazione grave e paradossale.

Per effetto immediato della sentenza il territorio della capitale verrebbe governato da un Piano che risale al 1965 e che si riteneva definitivamente superato dopo un dibattito decennale e ben tre votazioni del Consiglio Comunale. Mantiene piena efficacia la Variante generale denominata “Piano delle Certezze” (adottata nel 1997, vigente dal 2004) che tutela i valori paesaggistici, storici e produttivi dell’Agro romano per i 2/3 del territorio comunale.
L’Istituto non ha mancato di formulare nelle sedi appropriate le proprie critiche ed osservazioni al Piano, alcune delle quali accolte in occasione delle Controdeduzioni (2006). Tuttavia ribadisce l’apprezzamento positivo delle principali innovazioni strutturali introdotte ed in particolare: la conferma del Piano delle Certezze e la migliore definizione della Rete Ecologica; la priorità al trasporto pubblico su ferro, efficiente e non inquinante; l'introduzione del policentrismo e di forme nuove di governo delle trasformazioni (progetti urbani e programmi integrati). Si tratta di innovazioni che per tradursi in effettivo miglioramento della qualità urbana richiederebbero fermezza e coerenza di gestione ben superiori a quelle finora manifestate.

L’Istituto esprime forti e motivate preoccupazioni per gli effetti dannosi per la città e per il territorio provocati dalla sentenza del TAR.

Apprezza l’iniziativa del Comune di Roma che mercoledì 25 ha depositato presso il Consiglio di Stato il ricorso avverso la sentenza del TAR, e chiede che ne sia data al più presto pubblicità.

L’Istituto auspica che la Regione Lazio e la Provincia di Roma promuovano anch’esse ricorso avverso la sentenza del TAR e assumano iniziative volte a ripristinare la vigenza del Piano.

Per dare certezze all’intera collettività urbana, alla città e al territorio occorre che il Piano Regolatore torni al più presto in vigore.

Il Direttivo dell’INU-Sezione Lazio